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Per sapere dell'incompetenza territoriale del tribunale di Roma sul processo per il crac della Banca Tercas bisognerà attendere ancora un mese. La questione preliminare della competenza territoriale, sollevata da alcuni avvocati della difesa dei 14 imputati nel processo a Roma non è stata affrontata nell'udienza odierna e il giudice Caterina Brindisi ha rimandato tutto al prossimo 22 giugno. E' stata decisa, invece, l'ammissione delle parti civili: 25 piccoli azionisti, la Fondazione Tercas, la Banca Popolare di Bari e la Banca Popolare dell'Emilia Romagna. Esclusa, come parte civile, la Fondazione Pescara-Abruzzo. Gli avvocati di alcuni degli imputati avevano contestato l’ammissibilità degli azionisti come parte civile, ritenendo che la costituzione della Tercas sia di per sé sufficiente a rappresentare i loro interessi. Avevano contestato anche al costituzione della Fondazione Tercas, l'ente che deteneva il 60% del capitale della banca, la cui partecipazione azionaria è andata completamente in fumo dopo l’azzeramento del titolo. Il prossimo 22 giugno si deciderà sulla competenza territoriale: c'è chi sostiene che il processo sul crac Tercas si debba celebrare non a Roma bensì a Teramo dove è avvenuta o ha avuto origine la maggior parte dei fatti che hanno determinato il tracollo della banca, con 600 milioni di perdite. Su questa eccezione si era già espresso, respingendola, il giudice per le udienze preliminari. I 14 imputati a vario titolo devono rispondere di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, appropriazione indebita, ostacolo alle funzioni della vigilanza. L’imputato principale è l’ex direttore generale Antonio Di Matteo. banca-tercas