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Immagine 0042 giugno. Come ogni anno anche a Teramo si celebra la festa della Repubblica e come ogni anno, il Sindaco invia il suo discorso: «Buongiorno a tutti; il mio saluto e quello della città di Teramo, sono rivolti alle autorità civili, militari e religiose qui presenti per la celebrazione della Festa della Repubblica. Un saluto anche ai giovani del coro, che danno un colore speciale a questa Giornata e a tutti i cittadini qui intervenuti. In particolare intendo porgere il saluto di benvenuto al nuovo Prefetto, sua Eccellenza Graziella Patrizi, insediata da pochi giorni, alla quale a nome di tutti formulo gli auguri più fervidi. In questo 2016 si celebrano i 70 anni dalla proclamazione della Repubblica. Una coincidenza che non vogliamo rilevare come mera casualità ma che intendiamo sottolineare per aggiungere ulteriore significato e valore a questa data. Molte sono state le occasioni per mezzo delle quali si è celebrata, a livello locale e nazionale, tale ricorrenza e con forza è emerso un rinvigorito senso di appartenenza al nostro amato, ma anche travagliato Paese. Oggi pertanto, la celebrazione della Repubblica, può e deve ispirarsi ai tanti significati che ci legano al Tricolore e che da questo sono mirabilmente espressi. Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero la forma istituzionale che ci ha consegnato il Paese fondato sulla libertà e sulla democrazia. Da quella scelta nacque la Costituzione, unanimemente riconosciuta tra le più avanzate del mondo. Dovremmo ricordarlo, ogni volta che assistiamo all’amaro tentativo di svuotare di significato la Legge, che regola la vita pubblica e istituzionale dell’Italia.  La Costituzione è invece la nostra bussola e bisogna guardare al modo con cui i Padri la scrissero: per superare, pur nella dialettica e nel confronto, i particolarismi e le tentazioni di divisione. Certo, rispetto ad allora i tempi sono mutati e urgenze all’epoca inesistenti, oggi sono all’ordine del giorno. Credo, in questo senso, che per dare il significato più giusto a giornate come l'odierna, sia il caso di additare quelle realtà che, a mio parere, non sono ancora pienamente iscritte nell’insieme dei valori di solidarietà e giustizia che invece hanno informato l’azione repubblicana sin dal suo sorgere. Mi riferisco a quei segmenti del tessuto socialeche si trovano in uno stato di sofferenza, di mancanza di adeguata tutela, di rischio di isolamento. Parlo della Famiglia, delle donne, dei bambini, dei disabili, degli anziani, così come mi riferisco – più in generale – a chi si impegna nel sociale, a chi fronteggia l'angoscia della povertà o del disagio, ai migranti, nostri ospiti non ancora definiti nel loro status giuridico e sociale. Tra i pilastri che il 2 giugno ci ha consegnato, quello della solidarietà ha consentito all’Italia di diventare trai paesi più avanzati; non dimentichiamolo e anzi, laddove è necessario, riscopriamolo. Ma c'è altro. La Repubblica Italiana si è distinta, in questi 70 anni, per il vincolo tra Stato e cittadini; un vincolo non privo di criticità ma sempre ispirato ad un radicato senso di appartenenza e condivisione. Purtroppo questo ultimo aspetto sta manifestando crepe insidiose... Pace sociale, accordo civile, unità: su queste basi si è alimentata la nostra democrazia, ma ci sono evidenti segnali di cedimento. E’ compito delle istituzioni, allora, ridestare negli italiani un senso tangibile di credibilità, di affidamento, di fiducia. Il Paese ha bisogno di guide, e deve riconoscere alla classe dirigente, quando questa sa dare prova di sé, il ruolo che si assume. La forza delle istituzioni - da quelle centrali a quelle del territorio - si misura nella autorevolezza e nella fiducia che in esse ripongono i cittadini.  La Repubblica Italiana, al di fuori della retorica, dà segnali contrastanti: talvolta sembra cristallizzata in una staticità che fa pensare alla peso dei suoi 70 anni; tal altra sprigiona energia vitale e ridente, come quella dei piccoli che sono qui a cantare il nostro inno nazionale. L'una e l'altra sono due ricchezze e danno il valore di ciò che siamo».