RUZZO/ SOLUZIONE TROVATA: UNA "POLTRONCINA" PER DODO, PERCHE' GATTI NON VUOLE CEDERE SU FORLINI
Non sarà presidente, ma Di Lucanardo andrà al Ruzzo. Dopo la polemica scatenata da Dodo Di Sabatino, che ha ricordato a Brucchi quali fossero i patti sottoscritti per salvare la maggioranza, sembra che sia stata trovata una soluzione. Salomonica. O quasi. Dodo vuole Di Lucanardo al Ruzzo? E Di Lucanardo andrà al Ruzzo. Dodo lo voleva presidente? Non sarà presidente. La soluzione trovata dalla politica teramana, dopo un giro di consultazioni coi sindaci del Ruzzo di area centrodestra, sarebbe quella di ampliare il cda dell'azienda acquedottistica, portandolo da 3 a 5 membri, proprio per accogliere Di Lucanardo e un altro. La modifica non graverà economicamente sulle casse dell'ente, visto che i costi dovranno restare gli stessi (60 mila euro annui).
Dunque, si farà un "falso" bando pubblico dove si richiederanno le candidature che saranno poi fatte di esclusiva nomina politica in modo così, da accontentare destra e sinistra e tenere tutti buoni: uno, come detto sarà Di Lucanardo, uno un rappresentante della Vibrata, uno della montagna e uno in rappresentanza della minoranza. Presidente sempre Forlini. Insomma, si spartiranno in 5 quello che prima prendevano in tre. Tutto questo sarà reso noto nell'assemblea dei sindaci: il 16 luglio. La domanda, a questo punto è: a Dodo andrà bene? Sembra che a mettersi di traverso sulla possibilità di concedere la presidenza a Di Lucanardo, sia stato soprattutto Paolo Gatti, che ha voluto così restituire il "favore" della rinuncia a Rudy Di Sabatino pretesa da Dodo nel rimpasto. Come dire: se prima ha vinto Dodo, adesso ha vinto Gatti. Del resto, Forlini sta lavorando bene, piace a destra e sinistra e, nonostante la guerra che qualche "potente" all'interno del Ruzzo gli sta facendo da anni, da quando cioè è andato a scalfire posizioni di potere consolidate nelle vecchie gestioni, dovrebbe avere la possibilità di continuare a lavorare serenamente. Ora, si dovrà aspettare la reazione di Dodo, se cioè si accontenterà della "poltroncina" in cda (che è solo di facciata) o se, davanti al mancato rispetto dell'impegno sulla presidenza (che però Brucchi ha negato), sceglierà di togliere le sue stampelle alla claudicante maggioranza cittadina. Anticipandone la fine.