FONDERIA ABRUZZO/ LE PROPOSTE DI 3.0 SECONDO MARIA CRISTINA MARRONI
di Maria Cristina Marroni
Gentile Presidente D’Alfonso,
ho appreso con piacere dell’evento di Civitella del Tronto denominato “Fonderia Abruzzo”, il quale reca un ambizioso slogan: “Laboratorio di idee, innovazioni, progetti e nuove visioni per il futuro della Regione Abruzzo in Europa”.
Sul sito istituzionale della Regione si legge, in riferimento alla Fonderia, dell’importanza della partecipazione, della “apertura di una stagione improntata all’ascolto, per definire insieme ai cittadini le priorità e le proposte per cambiare la Regione e rilanciare l’Abruzzo”, e finanche questo: “Ci siamo resi subito conto che tra i grandi temi da affrontare c’è la trasparenza e l’efficienza della P.A., la necessità di facilitare gli investimenti produttivi e far ripartire l’occupazione”.
Verrebbe da dire che non è mai troppo tardi per iniziare, ma a metà legislatura (dato che le elezioni politiche del 2018 sembrerebbero rappresentare la conclusione anche della legislatura regionale) ci saremmo aspettati più un consuntivo dell’attività svolta e posta in essere, piuttosto che l’avvio di una stagione di ascolto; ci saremmo aspettati più il report sulla trasparenza messa in atto e sull’efficienza della P.A. prodotta, piuttosto che l’annuncio dei grandi temi da affrontare (e che quindi non sono stati affrontati); ci saremmo aspettati i risultati di una crescita dell’occupazione, non già il bollettino impietoso di una occupazione abruzzese sempre decrescente (13.000 posti di lavoro persi rispetto allo scorso anno), unita ad una povertà delle famiglie sempre crescente.
Lungi da me, in questa sede, il desiderio di fare polemica, in quanto è mia intenzione apportare un piccolo contributo di idee al laboratorio che Lei ha inteso avviare.
Pur tuttavia, apprendere che durante l’evento alla Fortezza di Civitella – finanziato con i soldi del Fondo Sociale Europeo – è prevista la presentazione del POR-FSE 2014-2020 è estremamente preoccupante e significativo in quanto indice della paralisi amministrativa di quella che avrebbe dovuto essere la Regione Facile e Veloce.
Il motivo di tale preoccupazione è evidente: la presentazione dell’FSE avviene dopo ben due anni e mezzo dall’inizio del settennio di programmazione europea e soprattutto dopo oltre un anno e mezzo dall’approvazione del “Programma Operativo Regionale relativo al Fondo Sociale Europeo 2014-2020 (POR FSE)” da parte della Commissione Europea (approvazione avvenuta con Decisione del 17/12/2014).
È sufficiente un simile ritardo a spiegare l’inefficienza della Regione, se solo si considera che l’FSE ha una dotazione finanzia complessiva di € 142.503.150 che dovrebbero aiutare l’occupazione, l’inclusione sociale, l’istruzione e la formazione.
E non mi soffermo sull’altro Fondo Europeo, il POR FESR 2014-2020 dedicato allo Sviluppo Regionale, che ha una dotazione finanziaria di € 231.509.780 ed è anch’esso fermo ai blocchi di partenza, nonostante sia stato approvato quasi un anno fa con Decisione della Commissione Europea del 13/08/2015. Non sfugge come il blocco di tali ingentissime risorse rappresenti un freno formidabile allo sviluppo che la Regione dice di voler perseguire.
Inoltre, i consiglieri regionali del M5S hanno fatto notare la mancanza di personale dedicato al tema dei fondi europei, come ad esempio il Servizio regionale “Autorità di Audit e Controllo Ispettivo”, laddove “gli uffici vacanti sono 4 su 5 (IPA ADRIATIC, cofinanziamento POR FESR e cofinanziamento POR FSE)”; oppure il Servizio “Politiche nazionali per lo Sviluppo”, laddove risultano ancora vacanti “il ruolo di dirigente del Servizio e il ruolo di responsabile dell’Ufficio Verifica amministrativo-contabile Programmi Nazionali e Regionali”; ma parimenti vacante è “anche il ruolo di dirigente del Servizio Programmazione e Coordinamento Unitario. Stessa sorte per il Servizio di Autorità di Gestione Unica FESR-FSE, dove è ancora vacante è il ruolo di Responsabile dei Controlli di primo livello e Attività valutative del P.O. FESR e FSE”.
Sarebbe il caso che la Regione facesse un chiaro mea culpa per i ritardi e le inefficienze di due anni di governo che hanno causato gravi ripercussioni al sistema produttivo regionale e allo sviluppo dell’Abruzzo, ripercussioni di cui i numeri disastrosi dell’economia sono l’inevitabile risultato.
A ciò si aggiungano le condivisibilissime critiche che il presidente regionale di Confindustria, Agostino Ballone, ha appena lanciato contro l’inefficiente sistema assistenziale abruzzese in materia di trasporti.
Ballone contesta la Regione in quanto, nonostante l’accorpamento delle tre società pubbliche di trasporto (Arpa, Gtm e Sangritana), la TUA S.p.A. continua a gestire un settore che andrebbe privatizzato in modo da efficientarlo, in quanto in Abruzzo “esiste un conflitto d’interesse nel settore, poiché la Regione è ente controllore e allo stesso tempo gestore e quindi controllato”.
Ballone sostiene che siano “le condizioni in cui opera la Regione a inibire i privati a fare gli investimenti”, ma se si fossero messe sul mercato le gestioni dei trasporti “di sicuro si sarebbero aggiunte nuove economie di scala. Tenga conto che le società pubbliche hanno un costo stimato del 20-25 per cento in più. E che in Abruzzo i costi si aggirano sui 140 milioni di euro all’anno”.
Parole che fanno riflettere e che indicano una direzione diametralmente opposta a quella pubblicistica ed assistenzialistica lungo la quale si è incamminata la Regione, a mio modo di vedere sbagliando di grosso e spingendo l’Abruzzo nel passato piuttosto che nel futuro.
Vengo al merito delle mie modeste proposte.
1) L’Abruzzo come “Tax Free Zone” per i veicoli. Come è noto, le imprese globalizzate per insediarsi cercano paesi e regioni tax free per i loro business. L’occasione da cogliere è quella della graduale eliminazione del bollo auto, unica tassa regionale a poter essere autonomamente gestita, la quale rappresenta un gettito di circa 150 milioni di euro.
Un obiettivo simile costituirebbe un formidabile volano di attrazione per le aziende di logistica, di trasporti pubblici e privati, sia su gomma, ma anche via mare e per via aerea.
Gli insediamenti produttivi delle imprese di noleggio, di trasloco e di trasporto merci trasformerebbero l’Abruzzo nell’Hub dell’intera Italia, considerata la felice posizione strategica di ombelico geografico dell’intero Stivale. Magazzini, centri di distribuzione e siti di stoccaggio merci porterebbero migliaia di posti di lavoro, compensando ampiamente la riduzione del gettito con l’aumento esponenziale delle altre tasse locali.
In tal modo si darebbe anche ossigeno agli stremati enti locali, che dalla contrazione degli insediamenti produttivi hanno ricevuto durissimi colpi per le esangui casse pubbliche. Ma anche i porti e gli aeroporti si gioverebbero del sistemico insediamento di grandi multinazionali, le quali avrebbero interesse a collocare le loro sedi nel nostro Paese proprio laddove il loro parco mezzi dovesse risultare meno tassato rispetto alle altre Regioni.
Tutto ciò consentirebbe anche la graduale privatizzazione delle società pubbliche, con un sicuro efficientamento delle stesse e una riduzione significativa delle provvidenze pubbliche che l’Abruzzo continua a garantire in maniera miope.
2) Istituzione di una Enoteca Regionale a Teramo. La provincia teramana, punta di diamante dell’enologia regionale, è sede dell’unica DOGC abruzzese, cioè la “Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo”. Ritengo fondamentale trovare una casa all’eccellenza enologica aprutina proprio nella città di Teramo, in modo da aprire una vetrina per le cantine che funga da raccordo con le altre produzione agricole locali nell’ottica sistemica della valorizzazione enogastronomica, vero fiore all’occhiello per l’export nostrano, ma anche attrattore straordinario per il turismo.
Modificare la legge regionale sull’enoteca è il passaggio obbligato per tale obiettivo, considerate le felici esperienze della Toscana e del Piemonte (solo in quest’ultima regione insistono dieci enoteche regionali, fondamentali punti attrattivi per il turismo e la valorizzazione dei borghi).
3) Istituzione di un percorso turistico della ceramica. Come è noto, il Comune di Castelli rappresenta uno dei più importanti centri propulsori dell’arte ceramica mondiale, con una notorietà che non conosce confini e che ha le sue vette artistiche nelle produzioni dal XVI al XVIII secolo, tanto da essere consacrata nei musei internazionali più importanti (cito solo l’Ermitage di San Pietroburgo e il Metropolitan di New York).
Ritengo importante che venga istituito un percorso istituzionale che unisca i luoghi più significativi della ceramica castellana: Castelli, Teramo, Atri, Loreto Aprutino e Pescara.
Si potrebbe partire dal “Museo Paparella antiche maioliche di Castelli” ubicato nella magica Villa Urania sita nel centro di Pescara; passando attraverso il “Museo Acerbo delle ceramiche di Castelli” nella splendida Loreto Aprutino; per poi toccare il “Museo Capitolare di Atri” scrigno di una mirabile collezione di maioliche; la città di Teramo dove ha sede la collezione della Fondazione Tercas con un allestimento davvero encomiabile; per finire nel Comune di Castelli con le sue botteghe artigiane e soprattutto il “Museo delle Ceramiche di Castelli” istituito con una legge regionale del 1984.
A tale percorso si dovrebbe aggiungere un museo della ceramica da istituire a Teramo, ad esempio tramite un comodato dell’ex palazzo della Banca d’Italia (da tempo desolatamente chiuso e abbandonato, nonostante la splendida architettura e le fruibili condizioni), laddove ubicare importantissime collezioni private che attendo la doverosa istituzionalizzazione, valorizzazione e divulgazione (penso soprattutto alla collezione Matricardi, oggetto di una mostra epocale nel 2012 proprio a Teramo).
Credo che questo sia il primo dovere culturale della Regione: mettere nella giusta evidenza le eccellenze storico-artistiche che il mondo ci invidia, ma che noi stessi riveliamo di non apprezzare sufficientemente, con ciò precludendoci rilevanti fette di turismo culturale che non riusciamo ad attrarre per evidenti difficoltà nel pubblicizzare quanto possediamo e conserviamo.
Spero che il mio modesto contributo possa trovare un benevolo accoglimento, perché resto pervicacemente convinta che l’Abruzzo meriti il rilievo e la reputazione che nel mondo hanno saputo conquistarsi le vicine Toscana ed Umbria, alle quali forse manca l’estensione e la magnificenza delle nostre bellezze naturali e paesaggistiche, ma che hanno saputo da decenni indirizzarsi su una strada intelligente di sviluppo che noi potremmo imitare e persino superare.