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Dal dirigente scolastico Umberto La Rosa, in risposta a questo nostro articolo del 22 luglio, riceviamo la lettera che pubblichiamo
Egr. Direttore
le invio la mia nota con preghiera di pubblicazione.
Distinti saluti
               Umberto La Rosa
  In merito all’articolo apparso il 22 u.s. dal titolo “Scuola assurda. Preside se ne va portandosi via alunni, docenti e banchi…” desidero puntualizzare, innanzitutto, che non ho “svuotato” un bel niente. Le due nuove classi di scuola primaria, formatesi alla San Giuseppe, derivano da specifiche domande di iscrizione sottoscritte, a febbraio scorso, da entrambi i genitori di ogni alunno richiedente, inoltrate senza forzature di sorta, visto e considerato che i genitori di un’altra classe hanno scelto di permanere presso la scuola Michelessi: anche diversi bambini, della scuola dell’infanzia, sono rimasti a Michelessi. E’ da notare che tutte le insegnanti in servizio nel plesso hanno deciso, legittimamente (perché previsto dalla norma), di optare per la permanenza nell’istituto dove prestavano servizio e ciò ha indotto, evidentemente, buona parte di genitori a “spostare” i propri figli, apprezzando oltremodo l’operato delle docenti di classe; sottolineo che, all’atto della formazione dell’organico docenti, le due classi sono state regolarmente autorizzate dall’Ufficio Scolastico Regionale. Riguardo agli arredi, faccio osservare che i banchi, le sedioline e gli armadi di una classe sono stati acquistati dai rispettivi  genitori, mentre  quelli dell’altra classe e alcuni tavoli della scuola dell’infanzia sono stati acquistati con fondi del bilancio del nostro Istituto e regolarmente inventariati: andavano quindi recuperati e trasportati nel plesso di destinazione; faccio osservare, comunque, che la collega dirigente dell’altro Istituto  era stata preventivamente informata e che il plesso Michelessi ha in dotazione la LIM, il laboratorio di informatica e, a breve, sarà nostra cura dotare l’edificio di “cablaggio”, come tutti gli altri plessi, secondo il progetto a suo tempo approvato. In merito poi alle pretestuose accuse nei miei confronti  di “assurdi personalismi nella gestione dell’istituto scolastico” o di “meravigliosa lezione di civiltà e civismo”, consiglio all’autrice dell’articolo (che tra l’altro mette insieme banchi, docenti e alunni, come fossero  “pacchi postali”) di cambiare registro, visto  che da anni  prova a denigrare la mia persona, ma devo constatare che le riesce male, considerati i risultati del nostro Istituto, in continua crescita di alunni e classi e destinatario di continui e diretti  apprezzamenti  espressi dai cittadini teramani. Ringrazio.
  • Umberto La Rosa
  risponde il direttore di certastampa.it   Egregio prof. La Rosa Le rispondo partendo dalla fine, ovvero dal consiglio che Lei rivolge all'autrice dell'articolo. Si tranquillizzi, non solo nessuno vuole denigrare la sua persona, ma soprattutto non c'è alcuna autrice, visto che l'articolo è mio, come avrebbe dovuto rilevare dalla sigla Ad'a. Curioso che un dettaglio così importante sia sfuggito a chi, anche per pratica professionale, per l'occhio avvezzo al correggere, dovrebbe avere facilità nel rilevare i dettagli dello scritto. Dunque, sono mie e di nessun altro le accuse  di “assurdi personalismi nella gestione dell’istituto scolastico” o di “meravigliosa lezione di civiltà e civismo”, che qui rinnovo e spiego. Tutta la sua lettera è la palese dimostrazione di quanto lei, nel suo agire, abbia inteso personalizzare la gestione dell'istituto, spingendosi fin oltre le soglie del paradosso. Nel momento nel quale  Lei mi scrive che "tutte le insegnanti in servizio nel plesso hanno deciso, legittimamente (perché previsto dalla norma), di optare per la permanenza nell’istituto dove prestavano servizio", e quell'Istituto è la Michelessi e la Michelessi, a meno che nottetempo non ci sia stata una traslazione stile Santacasa di Loreto, è rimasta esattamente dov'era, qualcosa non torna. Infatti, se le insegnanti avessero davvero optato per la permanenza, sarebbero dovute rimanere al loro posto, nelle loro classi, coi loro studenti. Che non avrebbero avuto alcun motivo di spostarsi, visto che la loro scuola restava esattamente dov'era. No, professor La Rosa, la verità è che l'unico "dettaglio" destinato a cambiare era Lei. Ma siccome Lei (noti il maiuscolo) - e qui torniamo al personalismo - evidentemente non voleva lasciare nulla di quello che considerava frutto del suo lavoro a qualche altra dirigente, non ha impedito (diciamo così), che avvenisse l'esodo biblico. Vede, sempre a confermarle che non abbiamo alcun intento denigratorio nei suoi confronti, le preciso che di una "costante operazione di convincimento" attuata tanto nei confronti delle famiglie, quanto delle insegnanti, mi hanno riferito (ma il mio lavoro mi impone il segreto sulle fonti), tanto un'insegnante, quanto un genitore.   E ancora, quale altissima lezione di civiltà è lo spiegare che "che i banchi, le sedioline e gli armadi di una classe sono stati acquistati dai rispettivi  genitori, mentre  quelli dell’altra classe e alcuni tavoli della scuola dell’infanzia sono stati acquistati con fondi del bilancio del nostro Istituto e regolarmente inventariati: andavano quindi recuperati e trasportati nel plesso di destinazione"? Dunque, non si tratta di beni donati dai genitori alla scuola, ma di arredi "prestati", in una sorta di comodato a tempo? Mi aiuti a capire, io ho partecipato, come tutti i genitori della classe di mia figlia, che sta frequentando le medie, al pagamento della ritinteggiatura dell'aula. Alla fine della terza media, avrò diritto a scollare l'intonaco o mi sarà concesso divertirmi con uno spray per imbrattare le pareti? E quando lei mi scrive di "alcuni tavoli della scuola dell’infanzia sono stati acquistati con fondi del bilancio del nostro Istituto e regolarmente inventariati: andavano quindi recuperati e trasportati nel plesso di destinazione", non sta parlando di soldi dello Stato, vero? Non si riferisce a denari di pubblica provenienza, figli delle nostre tasse, vero? Probabilmente, nel leggere le linee guida di Renzi sulla "buona scuola", deve essermi sfuggito il capitolo sulla proprietà delle strutture scolastiche. Pensavo fossero della Repubblica Italiana, non delle singole direzioni didattiche, che evidentemente dispongono di proprie ricchezze. Pensi, l'ex assessore Romanelli, che fino a due mesi fa gestiva le cose della scuola, nel commentare su facebook l'articolo al quale lei oggi risponde, scrive: "Tutto il materiale della scuola è di proprietà del Comune". Neanche Romanelli sa che in realtà, se si cambia una dirigenza, ci si può portare via anche i banchi... Ripeto e confermo: questa vicenda è la palese dimostrazione dell'esasperato personalismo che colpisce le dirigenze scolastiche (tutte, non solo la sua), e rappresenta ai miei occhi una pessima lezione impartita soprattutto agli studenti, costretti a cambiare scuola. Per finire, e adesso mi svesto del ruolo di direttore del sito, lei parla di "continui apprezzamenti espressi, nei suoi confronti, dai cittadini teramani". Bene, sono un cittadino teramano e ho avuto modo di avere una figlia in un istituto da lei diretto. Spero voglia considerare il mio articolo..tra i "continui apprezzamenti". Ad'a (che, a scanso di equivoci, sta per Antonio D'Amore)