CHIUSURA DELLE SETTE SEDI DI GUARDIA MEDICA: IL DIRETTORE GENERALE FAGNANO: «ECCO PERCHE' QUESTA DELIBERA»
In relazione alle notizie di stampa comparse in merito alla vicenda della chiusura di
alcune sedi di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) sembra opportuno fare
alcune considerazioni e fornire chiarimenti. Lo scrive il direttore generale della Asl: Roberto Fagnano dopo l'annuncio della Fimmg di Teramo sulla chiusura di sette sedi di Guardia Medica in provincia di Teramo che ha già mobilitato comuni e Sindaci.
1. La norma nazionale (articolo 64, comma 2, dell’Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina
Generale in vigore dal 2006 e sottoscritto da tutti i sindacati di categoria) prevede che il “numero
di medici inseribili nei servizi di continuità assistenziale di ciascuna ASL è definito dal rapporto 1
medico ogni 5.000 abitanti”. Il successivo comma 3 riconosce la facoltà alle Regioni di indicare “per
ambiti di assistenza definiti” un rapporto diverso, in aumento o diminuzione e comunque non
superiore al 30% e cioè da un minimo di 1/3.500 a un massimo di 1/6.000.
2. La Regione Abruzzo, però, non ha mai applicato tale norma sino all’emanazione del Decreto del
Commissario ad Acta n. 24 del 2012 col quale impose alle ASL di provvedere alla riorganizzazione
del numero delle sedi di Continuità Assistenziale richiamandole ad attenersi al rapporto ottimale di
un medico ogni 5.000 abitanti. Fermo restando il rapporto ottimale 1/5.000 a livello aziendale
complessivo, era previsto che sedi delle zone disagiate potessero avere un rapporto di 1 medico
ogni 3.500 abitanti mentre quelle ad alta densità abitativa 1 medico ogni 6.000 abitanti.
3. Poiché, a quell’epoca, i dati ISTAT indicavano una popolazione della provincia di Teramo pari a
311.590 abitanti, il numero di medici addetti alla continuità assistenziale in tutta la ASL non poteva
superare i 62 medici. I medici addetti al servizio al momento dell’emanazione del decreto erano
ben 88 distribuiti in 24 sedi (la sede di Teramo che serviva una popolazione di oltre 64.000 abitanti,
aveva due medici a turno). Pur arrotondando il numero di medici per eccesso a 64 il numero di sedi
che potevano essere previste era di 15 (Teramo sempre con doppio turno) e, perciò, occorreva
tagliare almeno 6 sedi di continuità assistenziale.
4. Considerando che per ogni sede, al fine di assicurare la copertura del servizio, occorrono 4 medici
ne conseguiva che una sede in zona disagiata doveva avere almeno 14.000 abitanti, una normale
20.000 abitanti, una ad alta densità abitativa 25.000 abitanti. Anche prevedendo nelle zone
montane il rapporto 1/3.500, comunque alcuni territori che avrebbero dovuto coprire con una sola
sede erano troppo estesi per essere adeguatamente serviti. Per tale motivo abbiamo previsto che
nelle zone ad alta intensità si dovesse aumentare il rapporto oltre 1/6.000 (es. Teramo, Giulianova,
Roseto) e in altre abbassarlo al di sotto del 1/3.500 (Imposte, Isola del G.S., Bisenti, Montorio) ma
sempre restando nel rapporto 1/5.000 a livello della ASL completa.
5. La scelta delle sedi è stata fatta tenendo conto sia del numero di visite effettuate in ogni sede, sia
sulla base della distanza chilometrica tra una sede e l’altra. Sono state tagliate così quelle con
minor attività. Ad esempio Torricella e Valle Castellana registrano una visita domiciliare ogni 36 ore
di servizio ed una visita ambulatoriale ogni 24 ore di servizio per una spesa per ogni visita di circa
660,00 euro; Fano Adiano è solo leggermente migliore (uguale quelle domiciliari ma con una visita
ambulatoriale in ogni turno di 12 ore) con una spesa per visita di oltre 450,00 euro. In altri casi si è
proceduto all’accorpamento di una sede con una vicinissima come nel caso di Colledara con Isola
del Gran Sasso che dista solo 6 chilometri. Anche accorpandole si raggiungerebbe solo una visita
domiciliare e 5 visite ambulatoriali ogni 12 ore di servizio.
6. Anche gli ultimi dati confermano la bassa utilizzazione del servizio. Ad esempio nel mese di luglio
2016 la sede di Castellalto ha eseguito solo 38 visite domiciliari e quella di Colledara addirittura
solo 15.
7. La ASL di Teramo adottò, con questi criteri, la deliberazione n. 4 del 7.1.2013 che fu
preliminarmente condivisa con i principali sindacati di categoria a livello locale. Tale deliberazione
fu recepita dalla Regione che a sua volta emanò un secondo Decreto attuativo: il 61 del 27.8.2013.
Avverso il provvedimento della ASL di Teramo due Comuni adirono il TAR richiedendo
l’annullamento della deliberazione. Per tale motivo la ASL di Teramo non ha proceduto, in attesa di
un pronunciamento della giustizia amministrativa, a dar corso alla descritta riorganizzazione.
8. In tutto questo periodo di tempo, quando una sede perdeva un medico per trasferimento o
dimissioni, la ASL non ha potuto bandire nuove pubblicazioni per incarichi a tempo indeterminato
(in quanto le riorganizzazione avrebbe richiesto un taglio del numero di medici) bensì ha sopperito
alle esigenze conferendo incarichi temporanei. Alcuni medici, però, hanno ricorso alla Regione
sostenendo che il mancato bando di incarichi a tempo indeterminato di fatto provocava loro un
danno.
9. Il competente Ufficio Regionale ci ha richiesto le ragioni di tale situazione e la nostra risposta si è
fondata sul fatto che proprio in virtù dei ricorsi al TAR non avevamo proceduto ancora alla
riorganizzazione (con conseguente taglio del numero di medici) e che, comunque, in attesa delle
determinazioni del TAR non potevamo assegnare incarichi a tempo indeterminato. Con lettera del
18.7.2015 il competente Ufficio Regionale ha esplicitato che “l’esistenza di contenziosi davanti al
TAR non è un dato dirimente e non attribuisce all’Amministrazione la facoltà di soprassedere dal
dare esecuzione ad un decreto commissariale (il 61 del 2013) autoritativo, perfetto ed efficace”.
10. In tale situazione la ASL di Teramo non poteva che dar corso alla riorganizzazione delle sedi di
continuità assistenziale e, pertanto, ha adottato un atto (la Deliberazione del 9.8.2016) di graduale
riduzione del numero delle sedi che si concluderà nell’arco di sei mesi.
11. Si tenga conto che la continuità assistenziale non è un servizio di emergenza (tanto è vero che da
molti anni non si chiama più “Guardia Medica”) bensì un servizio che prevede la continuità, nelle
ore notturne e festive, con il servizio del medico di famiglia per quelle patologie che non possono
attendere l’indomani ovvero il giorno post festivo. Tra l’altro con l’istituzione del numero unico
della continuità assistenziale (operante già da due anni) viene inviato a domicilio del paziente il
medico disponibile più vicino indipendentemente anche dalla sede specifica.
12. Rispondere alle emergenze (quelle che richiedono un tempo di intervento al di sotto dei 60 minuti)
non è un compito della Continuità Assistenziale bensì del Servizio 118, tra l’altro la centrale della
Continuità Assistenziale è attigua alla centrale 118 proprio per ben discriminare la richiesta ed
allertare subito uno o l’altro servizio. Com’è noto, inoltre, la ASL di Teramo a seguito delle nuove
determinazioni regionali sta operando un potenziamento del 118 con l’istituzione di ulteriori sedi,
l’acquisto di nuovi mezzi, l’assunzione di ulteriore personale.
La ASL di Teramo, comunque, non esclude la possibilità di rivedere le decisioni,
qualora si manifestassero reali esigenze assistenziali.