BENVENUTI ALLA FERRABIRRA NELLA NOTTE DI FERRAGOSTO
Benvenuti al Ferrabirra. C’era una volta la notte di Ferragosto, fatta per tirare mattina, magari sulla spiaggia, con gli amici. Il massimo era, quando si diventava più grandi, il “focaraccio” fronte mare aspettando l’alba e c’era sempre qualcuno che aveva portato la chitarra. Era un po’ il senso della libertà, la notte più notte dell’estate, quella nella quale l’acqua calda del bagno di mezzanotte spegneva il ricordo dell’altra acqua, quella santa, che qualcuno in casa ti aveva costretto a frequentare andando a messa. Perché Ferragosto era anche la “festa della Madonna”, in barba al fatto che già nel nome rievochi quelle “Feriae Augusti” che, nella Roma dei Cesari, omaggiavano l’imperatore.
Ma tutto questo “era”. Oggi, non è più.
Ferragosto oggi è una grande festa della birra, una lunga tracannata collettiva di bicchieri a buon prezzo, col solo tentativo di arrivare sì all’alba, ma senza avere la lucidità per ricordarsene. Anzi: addirittura cullando l’illusione di vivere un momento “nuovo” partecipando ad un toga party, ovviamente senza sapere che il toga party appartiene alla generazione dei loro genitori, essendo figlio di “Animal House” e che era già festa superata alla fine degli Anni ’80. Ma, in fondo, che sia una festa in toga o in costume, un party organizzato o un’arrosticinata improvvisata, poco conta, quello che conta davvero è la birra, che scorre a fiumi e che accompagna centinaia di ragazzi e ragazze, più o meno ventenni, a vivere quella sbronza che, poi, nei ricordi (pochi) del giorno dopo diventerà “mitica”. In fondo, è solo questo: un po’ di sballo, evidente e tristissimo rifugio collettivo di una generazione senza idee, che confonde l’uscire a mezzanotte con il “fare tardi”, che considera doveroso arrivare al mattino senza aver dato un senso alla notte e che riconosce valore alla festa, solo se il giorno successivo ci si sveglia alle due del pomeriggio. Magari, dopo aver lasciato una testimonianza di vomito sotto le palme del lungomare. E’ la stessa generazione che insegue le varie “Feste della birra” sparse un po’ ovunque, quella delle “tazze” e degli aperitivi alcolici. Ovvio che poi, per una festa “diversa”, debba attingere alla fantasia degli Anni ’80.
La cronaca, per fortuna, non segnala casi gravi, solo il solito superlavoro delle ambulanze per qualcuno che è andato anche oltre la sbronza, così come quello di Polizia e Carabinieri, per sedare qualche rissa. Questa mattina, sul lungomare, tonnellate di “resti” del Ferrabirra da raccogliere… gli striscioni dello sponsor del toga party (una birra ovviamente) mentre sulla spiaggia il carrello di un supermercato guarda l’alba del giorno dopo il Ferrabirra.
Benvenuti al Ferrabirra. C’era una volta la notte di Ferragosto, fatta per tirare mattina, magari sulla spiaggia, con gli amici. Il massimo era, quando si diventava più grandi, il “focaraccio” fronte mare aspettando l’alba e c’era sempre qualcuno che aveva portato la chitarra. Era un po’ il senso della libertà, la notte più notte dell’estate, quella nella quale l’acqua calda del bagno di mezzanotte spegneva il ricordo dell’altra acqua, quella santa, che qualcuno in casa ti aveva costretto a frequentare andando a messa. Perché Ferragosto era anche la “festa della Madonna”, in barba al fatto che già nel nome rievochi quelle “Feriae Augusti” che, nella Roma dei Cesari, omaggiavano l’imperatore.
Ma tutto questo “era”. Oggi, non è più.
Ferragosto oggi è una grande festa della birra, una lunga tracannata collettiva di bicchieri a buon prezzo, col solo tentativo di arrivare sì all’alba, ma senza avere la lucidità per ricordarsene. Anzi: addirittura cullando l’illusione di vivere un momento “nuovo” partecipando ad un toga party, ovviamente senza sapere che il toga party appartiene alla generazione dei loro genitori, essendo figlio di “Animal House” e che era già festa superata alla fine degli Anni ’80. Ma, in fondo, che sia una festa in toga o in costume, un party organizzato o un’arrosticinata improvvisata, poco conta, quello che conta davvero è la birra, che scorre a fiumi e che accompagna centinaia di ragazzi e ragazze, più o meno ventenni, a vivere quella sbronza che, poi, nei ricordi (pochi) del giorno dopo diventerà “mitica”. In fondo, è solo questo: un po’ di sballo, evidente e tristissimo rifugio collettivo di una generazione senza idee, che confonde l’uscire a mezzanotte con il “fare tardi”, che considera doveroso arrivare al mattino senza aver dato un senso alla notte e che riconosce valore alla festa, solo se il giorno successivo ci si sveglia alle due del pomeriggio. Magari, dopo aver lasciato una testimonianza di vomito sotto le palme del lungomare. E’ la stessa generazione che insegue le varie “Feste della birra” sparse un po’ ovunque, quella delle “tazze” e degli aperitivi alcolici. Ovvio che poi, per una festa “diversa”, debba attingere alla fantasia degli Anni ’80.
La cronaca, per fortuna, non segnala casi gravi, solo il solito superlavoro delle ambulanze per qualcuno che è andato anche oltre la sbronza, così come quello di Polizia e Carabinieri, per sedare qualche rissa. Questa mattina, sul lungomare, tonnellate di “resti” del Ferrabirra da raccogliere… gli striscioni dello sponsor del toga party (una birra ovviamente) mentre sulla spiaggia il carrello di un supermercato guarda l’alba del giorno dopo il Ferrabirra. 
