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carabinieri-archivioI carabinieri del Ros di Ancona hanno eseguito stamane un'ordine di custodia cautelare a carico di un egiziano residente ad Ancarano con l'accusa di intermediazione nel traffico internazionale di armi e materiali d'armamento. Il provvedimento, firmata dal gip del tribunale di Ascoli Piceno Giuliana Filippello all'esito di indagini del procuratore capo Michele Renzo e del sostituto Umberto Monti, riguarda anche altre tre persone irreperibili. Si tratta di due cittadini libici e di Franco Giorgi, 73 anni di Ascoli, che si trova in Libia dal marzo 2015 apparentemente impossibilitato a lasciare il paese. L'inchiesta è partita proprio dalla sparizione di Giorgi, denunciata dai familiari un anno e mezzo fa. Secondo indiscrezioni, l'ascolano sarebbe stato trattenuto in Libia da una non meglio specificata organizzazione per aver avuto un anticipo in denaro su una fornitura di armi mai arrivata a destinazione. Le indagini, coordinate dalla magistratura ascolana sono state portate avanti dai carabinieri del Ros di Ancona in collaborazione con la polizia slovena e con quella di Londra col coinvolgimento di altri soggetti ritenuti participi del traffico d'armi. Oltre a Franco Giorgi, il mediatore d'affari ascolano 'trattenuto' in Libia e destinatario di un ordine di custodia cautelare per traffico internazionale di armi, le ordinanze di custodia firmate dal Gip di Ascoli Giuliana Filippello riguardano i cittadini nordafricani Gamal Saad Rezkalla Botros, Ibrahim Khalifa Alarbi El Tumi e Mohamed Khalifi Alarbi El Tumi. Dei quattro, solo Botros si trovava in Italia, ed è stato arrestato ad Ancarano (Teramo). L'attività investigativa del Ros è partita da un sequestro di persona anomalo avvenuto in Libia e denunciato dallo stesso Giorgi ai carabinieri di Ascoli. I militari avrebbero accertato il tentativo dell'italiano di esportare nel Paese nordafricano, con l'intermediazione di Brotos, un ingente quantitativo di armi, del valore dichiarato di circa 15 milioni di euro, da destinare ai fratelli libici Alarbi El Tumi, emissari per conto della cosiddetta Brigata di Zintan, il tutto in violazione dell'embargo in materia di armi, cui è stata assoggettata la Libia. Giorgi - secondo l'accusa - faceva da broker del traffico di materiale d'armamento, che si procurava presso aziende del settore nell'Est Europa (Slovenia, Serbia, Macedonia e Bulgaria). Ma nell'ultima occasione, Botros, dopo aver incamerato l'anticipo di 190.000 euro versato dai due acquirenti, si è reso temporaneamente irreperibile facendo fallire gli accordi. Giorgi sarebbe stato 'sequestrato' e poi rilasciato, ma risulterebbe a tutt'oggi 'trattenuto' da autorità che fanno riferimento al Governo libico di unità nazionale. E' accusato anche in Libia di traffico d'armi. Non è escluso che venga consegnato alle autorità italiane.