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timthumbIl 20 ottobre prossimo si terrà presso l’Osservatorio Astronomico di Teramo il meeting semestrale sullo stato di avanzamento del progetto “Detriti spaziali”. Infatti, a partire dal 2015 l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ha dato vita ad un progetto dedicato alla determinazione della posizione e della velocità dei detriti spaziali nonché alla loro caratterizzazione morfologica e strutturale. A tale progetto partecipano attivamente anche alcune Università nonché il Centro Nazionale delle Ricerche (CNR). Lo scopo del progetto è individuare traiettorie sicure per il lancio di satelliti, nonché determinare l’orbita ottimale per future missioni spaziali con presenza umana. Secondo la definizione data dalla Commissione di Coordinamento delle Agenzie sui Detriti Spaziali (IADC) e recepita dalla Commissione delle Nazioni Unite sull’Uso Pacifico dello Spazio (UNCoPUOS) i detriti spaziali sono l'insieme di “oggetti prodotti dall'uomo, inclusi frammenti e parti, non più funzionali, in orbita terrestre o in fase di rientro in atmosfera”. Con il lancio dello Sputnik-1 nel 1957 ha avuto inizio l'era delle missioni spaziali, aprendo nuove opportunità per la scienza, le telecomunicazioni e la difesa militare. Oggi, dopo più di mezzo secolo di attività spaziali, i satelliti attualmente operativi rappresentano appena il 10% di tutti gli oggetti in orbita intorno alla Terra; la restante parte è spazzatura spaziale. Tra i detriti spaziali troviamo vecchi satelliti, stadi superiori di lanciatori, frammenti prodotti da esplosioni o collisioni, varie componenti secondarie delle missioni spaziali. Il numero di questi detriti è imprecisato e si stimano decine di migliaia di oggetti delle dimensioni di 10 cm, fino a svariate centinaia di milioni di oggetti dell'ordine di 1mm. Tali detriti occupano orbite circumterrestri comprese tra 300 e 40000 km di altitudine e si muovono con velocità differenti. A causa dell'aumento della loro densità e delle loro alte velocità orbitali relative, i detriti rappresentano un pericolo concreto per i satelliti operativi, che potrebbero essere seriamente danneggiati da impatti iper- veloci. In particolare, oggetti dell'ordine di 1 cm in caso di urto potrebbero mettere fuori uso un veicolo spaziale. Il Comitato delle Nazioni Unite ha sottolineato l'importanza della cooperazione internazionale per lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica al fine di affrontare il problema dei detriti spaziali. Successivamente, il Parlamento Europeo ha istituito un quadro di sostegno allo “Space Surveillance and Tracking” (SST), al fine di utilizzare le risorse già esistenti nei diversi Stati membri per lo sviluppo di una rete europea di sorveglianza. INAF - Osservatorio Astronomico di Teramo Via M. Maggini s.n.c. I-64100 Teramo, Italy Tel.: +39 0861 439711 Fax: +39 0861 439740 www.oa-teramo.inaf.it
L'obiettivo a lungo termine dell'Unione Europea è quindi quello di sostenere lo sviluppo di infrastrutture di controllo e sorveglianza spaziale, al fine di prevenire le collisioni tra veicoli in orbita, limitare i rischi connessi al lancio di nuovi veicoli, ridurre la proliferazione di detriti, fornire informazioni ai servizi governativi e di protezione civile in caso di rientro incontrollato di oggetti nell'atmosfera terrestre. La ricerca nel campo dei detriti spaziali apre dunque nuovi scenari scientifici ed intellettualmente stimolanti. La strumentazione dedicata ad approfondire la ricerca sui detriti spaziali è attualmente in via di sviluppo all'interno degli Stati Membri della Comunità Europea. Gli strumenti osservativi mostrano come sia possibile ottenere informazioni sui detriti spaziali tramite osservazioni ottiche e radar. In particolare, telescopi a grande campo di vista sono utili per la scoperta di nuovi oggetti, mentre telescopi con piccolo campo di vista possono essere utilizzati per il monitoraggio orbitale e la caratterizzazione spettro- fotometrica. Inoltre anche i sistemi radar a largo campo di vista, mediante particolari tecniche osservative, possono essere usati per effettuare la ricerca ed il monitoraggio dei detriti spaziali. L’INAF-OATe partecipa al progetto di caratterizzazione dei detriti spaziali effettuando osservazioni con il telescopio a controllo remoto T.N.T., un telescopio Cassegrain equatoriale con specchio primario di 0.72 m. In particolare, l’individuazione delle proprietà degli oggetti osservati sarà ottenuta confrontando i dati acquisiti al telescopio con misure di riflettanza effettuate presso il Laboratorio di Ottica dell’INAF- OATe mediante irraggiamento di pezzi standard di satelliti, quali ad esempio pannelli solari, materiale di costruzione, etc.