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raimondo-micheli-consigliere-comunale-teFratelli d'Italia – AN interviene nel dibattito che si sta man mano amplificando in relazione al referendum costituzionale previsto per il 4 Dicembre prossimo. La posizione del partito a livello locale ovviamente rispecchia quelle che sono le linee nazionali ed a Teramo ad analizzare le cose ci pensa il consigliere comunale Raimondo Micheli (nella foto): “Trovo assurdo in primo luogo voler cambiare 47 articoli di una costituzione senza almeno un'unità d'intenti dato che il Partito Democratico è completamente diviso, in maniera netta ed inequivocabile avendo al suo interno più anime in perenne contrasto”. Il consigliere inoltre fa una panoramica a 360° portandosi su un discorso più europeo: “E' semplicemente la riforma di Confindustria, quella che va incontro alle richieste della JP Morgan. Da una parte c’è la grande finanza mondiale dall'altra il comune cittadino che vive invece una situazione di disagio e difficoltà”. Raimondo Micheli entra anche nel merito della riforma ed esprime il suo pensiero relativo al NO: “Ci si appiglia alla riduzione dei costi che in realtà poi è fittizia, una riforma che non sta in piedi, scritta da questo Governo senza alcuna condivisione pubblica, praticamente imposta, una cosa veramente indecente ed inaccettabile oltreché autoritaria ed eversiva – continua Micheli - poi ricordo come questa sia anche illegittima dato che il Parlamento è stato eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata anticostituzionale. La cosa più grave è che non garantisce la sovranità popolare, limita il cittadino e gli impedisce di avvicinarsi alla vita politica oltre a triplicare le firme necessarie per indire un referendum. Così facendo si rafforza semplicemente il potere centrale a danno delle autonomie”. Conclusione finale? “Penso di essere stato abbastanza chiaro nell'elencare alcuni degli innumerevoli motivi per votare No al referendum del 4 Dicembre cosa che continueremo a fare sensibilizzando i nostri cittadini attraverso banchetti e convegni dedicati, evitiamo quindi di vedere un piccolo Erdogan anche in Italia ossia Matteo Renzi”.