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di ANTONIO D'AMORE L'assessore Marco Chiarini si è dimesso. Alle 8,30 di questa mattina, con una mail, il delegato alla Cultura ha rimesso il mandato nelle mani del Sindaco. A poche ore dalla conclusione degli Stati Generali, Chiarini, facendo sue anche quelle che ieri proprio qui, su certastampa, erano state le nostre considerazioni, sceglie quindi di cristallizzare il momento della vita culturale cittadina, con un gesto inequivocabile nelle sue finalità. Se ne va. Una scelta solo marginalmente riconducibile agli Stati Generali, ma già intuibile tra le righe dei passaggi del suo intervento all'Ipogeo, nel momento finale della quattro giorni. Ecco, integralmente, il testo della lettera di dimissioni.  ----- Illustre Sindaco, gentili colleghi Assessori, comunico che, a malincuore, ho deciso rimettere nelle mani del Sindaco il mandato di Assessore alla Cultura. Sapevo che il compito assegnatomi sarebbe stato costellato da numerose difficoltà ma speravo di riuscirle a superare. Non sono un politico, sono un regista, un tecnico che, accettando l’incarico, si è messo al servizio della propria città e per lo stesso motivo sento ora di dover lasciare. Sono amareggiato, ma nonostante il successo degli Stati Generali della Cultura, mi ritrovo nuovamente schiacciato in un meccanismo amministrativo che non facilita il raggiungimento dei miei obiettivi di Assessore e di quelli emersi anche dagli Stati Generali. Non trovo più le condizioni per proseguire, con la qualità necessaria, a svolgere un compito così importante e complicato. Credo, invece, di poter offrire alla cittadinanza un servizio migliore stando fuori da quel sistema di cui ora sono molto critico e deluso, avendo tentato inutilmente di intervenire dal suo stesso interno. Un clima e un sistema di abitudini consolidate che mi hanno prosciugato tutte le energie, impegnandomi in incombenze secondarie invece che lasciarmi sviluppare riflessioni e azioni strategiche. Tra tutte mi riferisco all’inconcepibile, per me, situazione di scontri e attacchi interni alla maggioranza che hanno minato periodicamente le mie certezze, il mio modo di intendere il mandato e il rapporto con i colleghi del Consiglio Comunale. Le polemiche sui giornali sul mio lavoro, i commenti sagaci o critici sui social network sono nulla in confronto a questo, anzi, credo che ne siano una conseguenza. È una scelta dettata dall’amore che ho per la mia città, per il rispetto che ho per i concittadini e per il mio lavoro. Un ringraziamento va a chi ha condiviso con me questo percorso, alle persone e alle associazioni che si sono rivolte in assessorato per avere e offrire suggerimenti, e in generale, a coloro che hanno sostenuto il mio lavoro. Spero che queste mie parole non vengano strumentalizzate per alimentare inutili polemiche alle quali voglio sottrarmi. Ringraziando per l’attenzione, Marco Chiarini ----- Un j'accuse discreto, quello di Chiarini, che accenna ma non affonda, che svela ma non rivela, che definisce ma non punisce. L'ormai ex assessore, peró, pur avendo scelto la strada delle dimissioni "non violente"', non puó evitare di definire i contorni veri del problema: "...l’inconcepibile, per me, situazione di scontri e attacchi interni alla maggioranza che hanno minato periodicamente le mie certezze, il mio modo di intendere il mandato e il rapporto con i colleghi del Consiglio Comunale". Eccolo, dunque, nel film dell'addio al Comune di Chiarini, il fotogramma chiave. Eccolo il punto focale di tutta la storia, il cuore stesso dell'involuzione patita da questa città. Una maggioranza logorata da scontri interni, da giochi di potere, che le hanno fatto perdere completamente di vista il fine ultimo, ovvero il bene comune. Sempre che, almeno all'inizio, quello fosse lo scopo condiviso. Un Sindaco preda dei protagonismi di "potenti" capaci solo di ritagliarsi una nicchia di potere (o meglio: uno stipendio pesante), ma poi del tutto inadatti alla gestione del momento storico che stiamo vivendo. Così, mentre le fabbriche chiudono, le famiglie si impoveriscono, i negozi falliscono e chi puó se ne va a cercare miglior sorte altrove, la Teramo della politica si arrovella su una rotonda, un cordolo o su una bancarella da spostare. Chiarini si sente "amareggiato", dice di aver "prosciugato" le sue energie nel tentativo di resistere a questo gioco malsano di rivalità politiche. E amareggiati e prosciugati si sentono anche i teramani, costretti ad assistere al decadimento inesorabile della loro città. Adesso la palla passa al Sindaco. Quella che Chiarini ha scritto a Brucchi è anche, tra le righe, la partitura incompleta di un'opera da ultimare. Dovrà essere Brucchi, con questa lettera in mano, a richiamare i maggiorenti della politica teramana alle loro responsabilità. Dovrà essere il Sindaco a tentare di fare in modo (sempre che ne abbia la voglia) che questo "magma fangoso" nel quale siamo invischiati non si allarghi alla prossima consiliatura. Il Brucchi bis è ormai condannato all'attesa della fine nella gestione dell'ordinario, tra "....scontri e attacchi interni alla maggioranza...", ma puó avere un senso, se questo scampolo di governo cittadino lo si userà per chiamare tutti alle proprie responsabilità. Se riusciremo a fare in modo, tutti insieme, che sia l'ultimo viaggio di chi ha utilizzato il treno solo per il proprio tornaconto e quello di qualche servo utile. Se di Stati generali Teramo ha bisogno, più che di quelli (naufragati) della Cultura, sono quelli della Politica. Questa città ha bisogno, oggi più di sempre, di costringere gli organizzatori del gioco mortificante della politica misera e miserabile a farsi da parte, perché quelli che sanno e possono (ce ne sono ancora, pochissimi, ma ce ne sono) tentino un'ultima, possibile azione di salvezza. La politica prenda atto del proprio fallimento e si faccia da parte, così che la città possa autocommissariarsi con un governo di "salvezza collettiva" affidato a quelli che, lontani dai partiti e dagli "...scontri e attacchi interni alla maggioranza..." siano in grado di avere una visione prospettica. Brucchi ha adesso la possibilità concreta di consegnarsi alla storia, come ultimo Sindaco di una Teramo senza futuro, ma capace di aver schiuso le porte alla nuova Teramo. Certo, come nei film...perché lo specchio nero che riflette in negativo si infranga, il Sindaco dovrà sacrificare anche il suo proprio futuro politico. Ma non succederà, vedrete, non succederà nulla. Teramo perde un altro assessore (il secondo alla Cultura in pochi mesi), il Sindaco si terrà la delega, continueremo a costruire rotonde e ad abbassare serrande. E in questo rassegnarsi al niente...c'è il solito "big" della politica che ha già preparato le se prime due liste. E ne va fiero.