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DI GIOVANGIACOMO IPOGEO«Come prima, piu' di prima, peggio di prima». L'ex assessore al Comune di Teramo, Giorgio Di Giovangiacomo, non usa perifrasi nè metafore per commentare le dimissioni dell'assessore alla cultura Marco Chiarini. «Esattamente un anno e mezzo fa, con la nostra lettera al Sindaco, noi del gruppo della Lista Civica Al Centro per Teramo avevamo segnalato l'evidente stato di disagio, come pure la mancata coesione, nonchè l'inevitabile sfaldamento che si stava creando tra i gruppi della maggioranza, a seguito del perseguimento di logiche di nicchia e non di quell'interesse generale, che invece sempre dovrebbe ispirare l'azione politica. Avevamo denunciato - continua l'ex assessore - come quello stato di cose potesse sfociare in una disgregazione della maggioranza con la paralisi dell'attività amministrazione. Per questo, vista la mancata risposta alle nostre sollecitazioni, abbiamo scelto di fare un passo indietro, di rinunciare al nostro assessorato, nella speranza che quel gesto venisse interpretato come un invito, da condividere, alla ridefinizione degli scopi e soprattutto dei metodi per perseguire quegli scopi. Così non è stato, abbiamo assistito invece ad una rissegnazione delle deleghe che ha di fatto lasciato inalterata la situazione, aprendo pero' la Giunta all'ingresso di volti nuovi, tra i quali quello dell'esterno Marco Chiarini al quale è stata assegnata la delega alla cultura. Le parole di Chiarini oggi, nella sua lettera di dimissioni sono il tracciato ecocardiografico di una Giunta in fibrillazione costante, nella quale per ammissione espressa dello stesso Chiarini contrasti, scontri, rivalità e litigi frenano a tal punto l'azione di Governo da diventare paralizzanti per chi, come l'oramai ex assessore alla Cultura avesse intenzione di lavorare su progetti. Si aggiunga a questo l'evidenza della mancata programmazione, la gestione del giorno per giorno, il tentare di governare il quotidiano senza una prospettiva di lungo periodo nè di medio, e si avrà il risultato di una esperienza politica che ormai è definitivamente conclusa. E' giunto il momento di prendere atto di quanto è avvenuto, magari evitando un accanimento terapeutico che potrebbe ulteriormente nuocere alla città e si inzi a pensare al futuro, immediato, nel quale Teramo possa ritorvare sè stessa e una speranza di ripartenza».