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20161115_15101620161115_152045Tutto è rimasto fermo a quel 30 ottobre, alle 7,40 della mattina. Alla maledetta scossa di magnitudo 6.5. I contenitori pieni di fiori secchi, protetti dalle delimitazioni di sicurezza, lumini spenti a terra portati via dal vento, le luminarie ancora appese per la ricorrenza dei morti nelle varie forme ancora accese, ma poggiate sulle tombe abbandonate e il segno del terremoto sulle colonne e sulle volte più antiche, di quegli stabili che risalgono addirittura al 1910-1960, che hanno resistito a quella scossa  cosi forte, nonostante tutto e nonostante i mattoni a vista e i piccoli crolli facciano intuire chiaramente il dramma, che si è abbattutto quella mattina sul cimitero di Cartecchio, ma anche sugli altri frazionali, visto che sono chiusi al momento 12 cimiteri su 15. E non si sa quando verranno riaperti e con quale modalità. Il primo pensiero della Teramo Ambiente è la messa in sicurezza. Ma anche in questo senso non si conoscono ancora tempi e modi dell'intervento, e soprattutto i fondi (quando e quanti ne arriveranno, manca ancora una stima dei danni). I defunti delle ultime settimane, che in vita hanno acquistato un loculo o una tomba nelle zone oggi inagibili di Cartecchio, vengono temporaneamente "parcheggiati" altrove, nella zona nuova che non ha registrato danni e poi, in un secondo momento saranno trasferiti nelle zone scelte dalle famiglie. «Piu' di così non si può fare - spiega Pierangelo Stirpe della Te.Am - ricordo che subito dopo la scossa, siamo stati comunque in grado di consentire l'accesso ugualmente al cimitero per la ricorrenza dei defunti e sono state migliaia le persone che hanno potuto fare visita al caro estinto nonostante la situazione». Tutta la zona vecchia del cimitero è invalicabile ed è crollata anche la volta all'area di proprietà della chiesa del Carmine. Il Sindaco, di recente ha detto che prima bisogna pensare ai vivi e poi si penserà ai morti. Come spiegare ad  mamma, però, che ha i figli al cimitero, e che non è d'accordo con quanto detto dal primo cittadino, che nella disperazione intima che vive, si non potrà  sapere quando potrà tornare a trovare i propri cari, a sistemare le tombe e a dire una preghiera su una lapide oggi "inagibile".20161115_151406 20161115_151416-2 20161115_152102 20161115_152045