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di ANTONIO D'AMORE   La cabinovia è una metafora. Sì, è vero, è anche un progetto del Masterplan finanziato con 10 milioni di euro, ma è soprattutto una metafora. Delle due Teramo. Quella "alta", per geografia e aspirazioni, e quella "bassa", per geografia e rassegnazioni. Quella che da Coste Sant'Agostino allarga lo sguardo ai monti lontani e poi giù, fino al mare; e quella che da piazza Orsini, pardon: via Carducci, si perde nella conta delle mattonelle del Corso. Quella di Luciano D'Amico, che progetta una Teramo capace di primeggiare in regione e guardare al mondo; e quella di Maurizio Brucchi, pardon: di Paolo Gatti, che progetta una Teramo capace di farlo primeggiare in Regione e ...no, il mondo no, semmai Roma, semmai. La Teramo "alta" vuole la cabinovia, perché sa che nella vita bisogna sempre "salire", la Teramo bassa non la vuole, perché i voti si raccolgono a piedi. La Teramo di D'Amico pensa ad un progetto in grado di riportare l'Università in città, utile soprattutto per gli studenti fuori sede, la Teramo di Gatti pensa che l'Università stia bene dove sta, perché nel confronto coi professori il suo multilevel uscirebbe dolorante, e perché gli studenti fuori sede... votano fuori sede. D'Amico parla di un progetto che altre Università, come L'Aquila e Chieti, stanno per realizzare, con le loro cabinovie, e Gatti parla di stornare quei dieci milioni e destinarli alla sicurezza delle scuole teramane. Benché da più parti, e in primis dalla Regione, che dei progetti del Masterplan è madre, si sia precisato che quei dieci milioni, se non vanno alla cabinovia di Teramo, andranno ad un'altra cabinovia. Ma sulle madri terremotate, elettrici teremane, il verbo gattesco funziona meglio. Così, la cabinovia andrà in Consiglio, senza contraddittorio (D'Amico non è stato invitato), e probabilmente sarà bocciata, da un Comune che sempre più spesso si fa portabandiera di una ormai drammatica incapacità di dialogo. Qualche ora fa, nella sua conferenza stampa di fine anno, il Rettore ha riproposto un viaggio ideale, lungo un decennio, per dimostrare quanto l'Ateneo teramano sia cresciuto e cambiato, in meglio, negli anni, Proprio mentre la città, decresceva e cambiava, in peggio. Ha ricordato il Chiodi governatore, che voleva accorpare l'Ateneo agli altri abruzzesi, così come l'atteggiamento del Braga, accolto a braccia aperte e poi scomparso, senza neanche avvertire, da insalutato ospite. "Ce ne siamo accorti perché, un giorno, non abbiamo sentito più la musica - racconta il Rettore - non ci hanno mandato neanche un sms, come si dice che avvenga nei matrimoni che si spengono dopo 50 anni". E poi l'Izs, con il quale si teorizzava un polo scientifico d'eccellenza, naufragato "Forse perché pensavano che io avessi mire di potere sull'Istituto - commenta D'Amico - ...insomma, ogni volta che abbiamo offerto collaborazione, abbiamo trovato insulti". Già, insulti. Insulti istituzionali, ovviamente, come l'assenza del Sindaco alla Conferenza del Rettore: c'erano tutti, tutti quelli che il giornalismo d'un tempo avrebbe definito "le massime autorità civili, militari e religiose", ma non c'era Brucchi, rappresentato da Dodo Di Sabatino, uno che in maggioranza ci sta come il ketchup sui rigatoni (ma ambisce a farsi parmigiano). In fondo, è giusto. Perché mai Brucchi avrebbe dovuto prender parte alla conferenza? Per sentirsi raccontare di una città che non intuisce il valore dell'Ateneo? Per sentirsi ricordare di tutte le occasioni perdute? Per sentirsi sottolineare come questa, oggi, sia una delle ultime "economie" possibili per Teramo? Per sentir presentare scenari di una Teramo possibile, che somiglia alla Teramo che Brucchi sognava in prima candidatura e che non sogna più, perché Gatti non vuole? Per sentire i numeri di un Ateneo che progredisce in una città che regredisce? Per sentirsi presentare il conto delle incompiute sociali, che rischiano di produrre in un futuro neanche troppo lontanto un Ateneo senza il nulla intorno? Per sentirsi, infine, parlare di cultura, in una città che gli assessori alla Cultura li sostiene con un bilancio senza un euro. Il Rettore chiude dicendo che se Teramo non c'è, non la cercheranno più e guarderanno altrove. Teramo così, probabilmente,non avrà la cabinovia. Pensateci, ogni volta che alzeremo gli occhi al cielo...e lo vedremo così lontano. https://youtu.be/CDvgsVEkP3o