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In questi giorni studenti e genitori sono in tour nelle scuole per gli open day. La scelta che sarà fatta non sarà pero' solo quella riferita all'offerta didattica, come accadeva prima del terremoto, ma sarà valutata assai attentamente la struttura dove dovranno andare a studiare bambini e ragazzi. E' questo quello che sta accadendo in queste settimane negli open day. Tanti ma davvero tanti sono coloro che chiedono notizie sulla antisismicità degli edifici. Dunque è presumibile supporre che dove la scuola presenterà delle carenze, le iscrizioni che si chiuderanno entro il mese di febbraio potranno subìre delle sorprese, valutabili solo nei primi giorni di marzo. Ma è un fenomeno del quale tenere conto alla luce della carenza di fondi sia per gli edifici comunali che per quelli gestiti dalla Provincia, ente, quest'ultimo, che andrà a sparire e che avrà sempre meno fondi a disposizione per effetto della sua cancellazione che va avanti a poco a poco. E la notizia riportata dal Messaggero, stamattina, non è sicuramente incoraggiante per gli isituti superiori. «Per la sicurezza sismica nelle scuole teramane negli istituti superiori di competenza provinciale e per le loro ristrutturazioni occorrono 25 milioni di euro. L'ente di Via Milli riesce a mettere sul piatto per il momento solo una quota relativa: i 5 mln di euro della vendita della caserma dei carabinieri, 1,2 mln già stanziati per il Comi, 1,2 per il Delfico, cui si dovrebbero aggiungere rispettivamente altri 2,5 mln, già richiesti all'Ufficio ricostruzione, e 1,5 mln al ministero dell'istruzione. Ne mancherebbero a questo punto una ventina precisa il presidente della Provincia di Teramo, Renzo Di Sabatino, che ora, in virtù dell'esito del referendum chiede che l'ente possa sopravvivere perché a livello nazionale esiste un taglio complessivo di 650 milioni che va a minare la sicurezza nelle strade e nelle scuole mentre i cittadini vogliono garanzie».