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Terna si è mossa subito,  nel pomeriggio del 13 gennaio, alla prima allerta meteo. Il racconto  Pierfrancesco Zanuzzi, amministratore delegato è chiaro e lucido: «Abbiamo rafforzato i turni di reperibilità del personale tecnico e operaio in Abruzzo e nelle Marche». «Chiesto la disponibilità degli elicotteri». Assicurato in Abruzzo «l’operatività dei 56 mezzi speciali». Allertate le imprese appaltatrici «per le ispezioni d’urgenza». Avvertiti i tecnici e gli operai delle regioni limitrofe perché si tenessero pronti a intervenire. «Ed era in funzione, a pieno regime, il Security operation center che presidia 24 ore su 24 la sicurezza delle infrastrutture». In poche parole: Terna non ha nulla da rimproverarsi per il lungo black-out di gennaio. «I nostri tempi medi di intervento sono stati di 13 ore», ha assicurato ieri pomeriggio Pierfrancesco Zanuzzi, amministratore delegato di Terna, ai deputati delle commissioni Ambiente e Attività produttive, in una lunga audizione che ha fatto seguito a quella di Carlo Tamburi, direttore di Enel Italia già ascoltato ieri a palazzo Madama. Zanuzzi ha spiegato nel dettaglio cosa è successo, e perché, alle 225 linee ad alta tensione che servono Marche e Abruzzo, ben 4.295 chilometri di rete che si snoda tra 38 stazioni. Praticamente niente. O quasi. Su 225 linee gestite da Terna, «solo 23, cioè il 10 per cento, sono state colpite da disservizi». E non un traliccio o un cavo sono crollati per colpa di rami e alberi: «Avevamo eseguito interventi di taglio negli ultimi due anni». Sotto la più forte nevicata dell’ultimo secolo ci sono stati «solo 6 sostegni danneggiati su quasi 14 mila», «6 campate danneggiate su 13.700», «abbassamento dei conduttori o delle funi di guardia in 12 linee soltanto». Insomma, secondo Zanuzzi «i danni strutturali sono stati tutto sommato limitati, il che testimonia la buona resistenza meccanica e la robustezza delle nostre linee per l’alta tensione anche in condizioni estreme». Cioè quelle 20 tonnellate di neve che sono precipitate sull’Abruzzo in poche ore, neve umida e pesante che si è aggregata intorno ai cavi e ha creato veri e propri «manicotti di ghiaccio», pesantissimi, che hanno spezzato o curvato i conduttori. Maledetti manicotti! Anche Enel li aveva messi sul banco degli imputati. Ma se fino al maltempo e ai manicotti le ricostruzioni di Terna e Enel sono concordi, poi le versioni divergono. E parecchio. A Montecitorio Terna ha vantato, appunto, 13 ore come tempo medio di risoluzione dei suoi guasti con un picco di 40 ore nel Teramano, una rapidità che sarebbe merito anche dei grandi investimenti fatti per la prevenzione: «Negli ultimi due anni abbiamo intensificato la manutenzione, l’ispezione e l’esercizio delle linee; tagliato piante; acquisito una flotta di elicotteri che solo sulla rete di Abruzzo e Marche ha eseguito 100 ore di volo; dotato operai e tecnici di un nuovo autoparco di mezzi operativi e speciali; e soprattutto investito in ricerca su meteo, neve, e ghiaccio». Risultato? Un sistema efficace di allerta meteo, il Wolf, e l’installazione di 5.700 dispositivi anti-rotazione dei cavi «per ridurre il rischio della formazione di manicotti. Un intervento non risolutivo ma che può mitigare, e di molto, il danno». Tra 2015 e 2016, Terna ha investito 200 milioni di euro solo per l’Abruzzo, e ha in previsione di spendere un altro miliardo per l’elettrodotto Italia-Montenegro, il Villanova-Gissi e «il riassetto della rete Teramo-Pescara».