• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie
L’ilarità suscitata dal comunicato dei Gruppi che compongono la maggioranza – ad oggi non più tale – al Comune di Teramo, rischia di trasformare il confronto politico in un cabaret di quart’ordine. La maggio-minoranza (perché Brucchi ancora non riesce a trovare i voti minimi necessari a restare in carica) ha avuto un moto di reazione nei confronti della mozione di sfiducia che tutti i consiglieri comunali di opposizione hanno presentato per mettere fine allo scempio amministrativo di questa triste stagione della città di Teramo. Asserragliati nel fortino delle loro redditizie poltrone, i maggiorenti del centrodestra confessano di provare“stupore misto a sgomento” nel leggere la mozione di sfiducia. Forse che avrebbero voluto provare sollievo? Non solo. Ma si dichiarano “stupiti dall’attivismo politico di chi non ha mai effettuato una proposta per la città ed oggi auspica l’insediamento di un commissario da usare a vessillo delle proprie battaglie politiche”. Probabilmente hanno la memoria corta, perché basterebbe recarsi nella segreteria del Consiglio comunale per poter prendere visione delle innumerevoli proposte effettuate dalla minoranza, ma sarebbe finanche sufficiente cercare sui media per avere contezza del lavoro svolto con coscienza e dedizione da chi ha a cuore la nostra città, a differenza di coloro che si affannano a far quadrare poltrone e stipendi a danno della cittadinanza. La pseudomaggioranza è altresì sgomenta per il “tono delle dichiarazioni, caratterizzate dalla pressoché nulla sensibilità istituzionale” nonché per la “violenza dei contenuti”. Poverini, la mozione di sfiducia deve avere avuto l’effetto del sale sulle ferite. Addirittura “i cavalieri del Brucchi perduto” giungono a respingere ogni accusa formalizzata dall’opposizione:“tali valutazioni non possono trovare accoglienza in un documento formale sottoscritto da rappresentanti delle Istituzioni”. Ah no? Quindi dovremmo prendere atto che l’assise civica non sia più libera di confrontarsi e di manifestare il proprio pensiero liberamente, ma bisognerebbe prima passare per il visto dai censori del sindaco, onde sapere se le mozioni possano a meno trovare accoglienza nelle Istituzioni. Ma ci facciano il piacere. E poi arriva inattesa la lezioncina di lingua italiana con relativa minaccia di querela per l’utilizzo di un termine, peraltro ormai inflazionato in politica e usato correntemente dagli stessi politici italiani e dagli organi di stampa nazionali: “capibastone”. Quanto alle annunciate querele, potremmo rispondere come il direttore Ferruccio De Bortoli il quale ha rivelato di essere un collezionista di querele che ama ricevere per poterne fare sfoggio quali medaglie al valor civile. Se il problema della mozione è solo l’utilizzo di tale termine, come già annunciato in conferenza stampa, si tratta di un documento aperto alle modiche di chiunque voglia sottoscriverlo. Se si tratta dunque di una richiesta di emendamento, l’opposizione dichiara compattamente di accoglierlo, con impegno formale a sottoscriverla. Il finale è melodrammatico: “La maggioranza tutta respinge con forza tali considerazioni che a ben vedere mostrano tutta la fragilità di chi le esprime: un PD cittadino commissariato, unico caso in Abruzzo, e le frattaglie sparse di movimenti pseudo-politici. I Consiglieri di maggioranza non considerandosi affiliati ad alcunché se non ai consensi ricevuti dai propri elettori, avvisano, sin da ora, che provvederanno a tutelare le proprie ragioni davanti alle autorità competenti”. Bene, bravi, bis! Quindi la fragilità sarebbe delle opposizioni e non già della maggioranza del sindaco che è in crisi permanente sin dalle elezioni del 2014. Il problema sarebbero le frattaglie pseudo-politiche (questo per loro invece un termine istituzionale) e non l’incapacità conclamata di coloro che dovrebbero governare e fornire i migliori servizi alla cittadinanza, riducendo al contempo la tassazione. Purtroppo in democrazia chi comanda non può giustificarsi sostenendo di essere il meno peggio, perché è chiamato a dare risposte di governabilità alla società tutta, non già ad imbastire un misero teatrino e a discettare sull’uso della lingua italiana o sull’accoglibilità delle mozioni consiliari. Se il sindaco riuscirà a trovare i numeri in sede di Consiglio comunale potrà andare serenamente avanti e saranno i teramani a giudicare alle prossime consultazioni amministrative se il modello Teramo abbia funzionato o meno. Se viceversa Brucchi non dovesse raccogliere la maggioranza dei consensi vorrà dire che i suoi stessi consiglieri lo considerano un fallimento, come la minoranza si ostina a ripetere da tre anni a questa parte. Non c’è ragione di inalberarsi, perché “lo stupore e lo sgomento” evidenziano il nervosismo di chi si vede giunto al capolinea. Gruppi di opposizione Del Consiglio comunale di Teramo LEGGI LA NOTA DELLA  MAGGIORANZA