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Avevano deciso di rimuovere il cantiere. Anche con la forza, se necessario. Perché non ce la fanno più, i commercianti di Corso San Giorgio: due anni di "occupazione" del più importante salotto commerciale cittadino pesano. Pesano troppo. Pesano più di quanto sia umanamente, e commercialmemte, tollerabile. Ma la rimozione di forza non c'è stata, perché qualcuno ha avvertito l'impresa che sta eseguendo i lavori, e l'impresa ha trovato una soluzione. Parziale. Temporanea. Ma è un segnale. Piccolo, ma significativo: il cantiere si restringe e si accorcia, per favorire il passaggio davanti ai negozi. E si riapre la direttrice via Costantini - via Forti, per dare respiro a questa parte di Corso. E non solo: si procederà per lotti settimanali, per chiudere solo dove e quando serve e, soprattutto, dalle una alle quattro (quando i negozi sono chiusi), si faranno i lavori più invasivi. Questo è quello che, oggi, per scongiurare l'azione di protesta, l'impresa ha concesso, ma la nota dolente, per i commercianti, è stata la scarsa patecipazione. Solo sette o otto presenti, gli altri, troppi, assenti. Tra loro alcuni tra quelli più colpiti e penalizzati da questo cantiere eterno. E non è un buon segno, perché questa non è una battaglia di pochi, ma una battaglia di tutti. E non contro qualcosa o qualcuno, ma "per" Teramo. Perché se il Corso rinasce, rinasce il cuore della città e rinasce la città. Altrimenti, avremo un intarsio di mattonelle, variazioni di colore, sulle quali non passerà nessuno. Cinquanta sfumature di grigio, che non eccitano, ma deprimono. E non ce lo possiamo permettere. GUARDA LE INTERVISTE AI COMMERCIANTI