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La dottoressa Ester Pasqualoni aveva denunciato il suo assassino due volte. Aveva denunciato due volte Enrico Di Luca. Gli investigatori avevano scoperto che aveva presentato due esposti al commissariato di Atri (il 24 e il 27 gennaio 2014) ai quali si era aggiunto un verbale di sequestro di una telecamera (nell'aprile 2014) ai carabinieri di Roseto nei confronti del 65enne. Ma quegli esposti erano stati archiviati. L'oncologa Pasqualoni, secondo quanto ha raccontato ieri il suo avvocato, decise di non presentare opposizione all'archiviaziane. Temeva di esasperava ancora di più l'animo di Di Luca. Il 30 gennaio del 2014, il questore di Teramo impose l'ammonimento a Di Luca. Lo stalker era stato avvertito: doveva tenersi a distanza dalla donna. All'uomo fu anche stato ritirato il porto d'armi e sequestrato un fucile. Ma non è bastato. Ad aprile 2014  chiamò i carabinieri, segnalando che Di Luca stava riprendendo con una telecamera casa sua e la scuola dei figli. I carabinieri di Roseto fermarono l'uomo, sequestrandogli la telecamera che aveva in macchina e mandando un fascicolo in Procura. Dopo la convalida del sequestro, chiesta dal pm Davide Rosati, il fascicolo era passato a un altro sostituto che si occupava di questo tipo di reati, Irene Scordamaglia, che sulla scorta di ulteriori accertamenti aveva chiesto l'archiviazione ma l'aveva comunicato alla parte offesa che però non si è opposta all'archiviazione. Per i vicini di Villa Rosa, Di Luca: «Era uomo cortese e tranquillo». Di Luca era sposato con una francese, da cui aveva divorziato, ed era padre di un figlio che vive in Francia. Veniva da una famiglia benvoluta e conosciuta di Isola del Gran Sasso. Oggi l'autopsia sui loro corpi.