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L'Api Teramo denuncia un aumento per il pagamento  delle iscrizioni delle imprese del 20%. Il presidente Alfonso Marcozzi spiega e denuncia che: «Una serie di progetti sul turismo - dice Marcozzi - che ha prodotto solo qualche sito internet che sono già vecchi, ed in questo contesto si inseriscono anche le Dmc che in provincia di Teramo ne sono addirittura tre. La Camera di Commercio deve cambiare indirizzo - continua Marcozzi -  purtroppo c'è una dirigenza politica che è un abusivo, il problema è che l'impresa deve pagare dal 2017 un obolo del 20% in più. Anche alla Camera di Commercio dell'Aquila, i dirigenti si sono risentiti di questa vicenda. L'importo complessivo di questo progetto denominato Valorizzazione del Turismo e dei Borghi è di 281 mila euro. E a propostito - si chiedono all'Api -  che fine ha fatto la Borghi Scral? Basta con questi meccanismi non se puo' davvero più».     AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI TERAMO Dott. GLORIANO LANCIOTTI Egregio Presidente, Egregi componenti della Giunta, Egregi Consiglieri Non c’è nessuno sviluppo possibile del Turismo e nemmeno dei Beni Culturali se non in un quadro di rafforzamento quantitativo e qualitativo del tessuto produttivo teramano; il sistema industriale mantiene una sufficiente solidità strutturale che consente alla Provincia di Teramo di essere ancora, nonostante tutti gli eventi calamitosi sostenuti, annoverata tra i territori a più elevato tasso di industrializzazione . La competitività del nostro sistema produttivo ha bisogno di servizi per l’internazionalizzazione, strutture di marketing, reti di comunicazione, miglior orientamento dell’offerta formativa scolastica, universitaria e della formazione professionale verso quelle specializzazioni maggiormente richieste dalle imprese o che presentano sbocchi occupazionali ed imprenditoriali più dinamici; ha bisogno di interventi sulle infrastrutture primarie (es.4° lotto della Teramo Mare ecc.), consolidare il processo di riutilizzo e riqualificazione delle superfici edificate e dismesse a destinazione industriale al fine di limitare l’uso del territorio. Questi sono alcuni degli interventi per attenuare gli attuali gap, le necessità per assicurare il miglior utilizzo del capitale territoriale: il nostro sistema imprenditoriale industriale. NOI riteniamo che questa sia la strada. La strada che ha inteso percorrere la Camera di Commercio di Teramo incrementando del 20% il diritto annuale 2017 per le nuove iscrizioni porta diritto ad un nuovo fallimento; la deliberazione consiliare della CCIAA di Teramo, salottiera, folcloristica, finalizzata alla conservazione delle poltrone, dei privilegi, dei gettoni di presenza, immagina lo sviluppo del nostro territorio centrato sul turismo e sui beni culturali giacchè l’aumento del 20% del diritto annuale per il triennio 2017/2019 è destinato ufficialmente alla realizzazione del progetto “Valorizzazione del turismo, dei territori ,delle tipicità, delle eccellenze e dei borghi”,in realtà l’aumento è riferito ad un progetto del Ministero dello Sviluppo Economico per la realizzazione di un network camerale finanziato dalle tasche degli imprenditori teramani per la diffusione della cultura e della pratica digitale nelle micro, piccole e medie imprese; turismo e beni culturali sono senz’altro due vettori strategici per lo sviluppo ma è difficile immaginare il territorio teramano come un’area diffusa di “pro loco” o in realtà il progetto serve ad altro e ad altri? È la solita storia all’italiana: nel 2014 fiumi di carta e di parole sulla necessità di riformare e riorganizzare il sistema delle Camere di Commercio per assicurare efficienza, efficacia e minori costi; poi il Decreto Legge che sancisce la riduzione progressiva dei diritti annuali camerali fino al 50% nell’arco di tre anni. 
Oggi, a distanza di tre anni, quello che sembrava essere uscito dalla porta principale sembra rientrare da quella di servizio, testimoniando con i fatti che la riforma del sistema camerale sta di fatto vivendo un momento di sostanziale "inattuazione". In prima istanza, con l’aumento deliberato dalla Giunta Camerale di Teramo, non si concorda sul fatto che si prelevino risorse economiche a tutte le aziende per redistribuirle solo ad alcune, ossia a quelle che beneficerebbero dei progetti succitati (turismo e beni culturali ?). In secondo luogo, è inaccettabile l’idea che gran parte delle risorse derivanti dall’aumento del 20% sul diritto camerale servano, di fatto, ad “alimentare” l’organizzazione interna della Camera di Commercio. Da stime fatte, risulta che a livello nazionale l’incremento del 20% del diritto camerale metterebbe a disposizione delle Camere circa 80 milioni di €uro, ammontare decisamente sproporzionato rispetto a quanto effettivamente necessario a conferma anche di quanto sembra prospettarsi: solo un terzo delle risorse derivanti dall’aumento del diritto annuale andrebbe a diretto beneficio delle aziende con voucher. A quale progetto è collegato l’aumento del 20%? Di quale progetto stiamo parlando? I soliti titoli le solite proposte “Il Progetto Abruzzo – Una iniziativa del sistema camerale per la valorizzazione dei territori, tipicita’, eccellenze e borghi’ da finanziare con le risorse derivanti dall’aumento del diritto annuale del 20%”; solite premesse “Progetto di natura trasversale, su turismo e cultura, finalizzato alla valorizzazione dei territori, delle tipicita’, delle eccellenze e dei borghi, progetto che coinvolge le imprese di tutti i settori – dall’agricoltura, all’industria, all’artigianato, al terziario di mercato, ai servizi e alle imprese di piu’ piccola dimensione, incluse quelle individuali, anche nell’ottica del superamento della comunicazione mediatica negativa derivante dagli eventi calamitosi del gennaio di quest’anno (sisma ed eventi meteorologici) e della conseguente esigenza di rilancio dell’offerta turistica locale.” Quante volte negli anni abbiamo letto le stesse cose, le stesse idee; con quali risultati a fronte di ingenti somme messe in gioco? E non poteva che essere condiviso, anzi ,pienamente condiviso. Scrive la Regione Abruzzo “Il Progetto Abruzzo, pienamente condiviso anche dalla Regione con nota formale indirizzata al Mise a firma del vicepresidente Giovanni Lolli, si propone la valorizzazione e la promozione del turismo, tramite azioni assolutamente in linea con gli indirizzi del Piano strategico nazionale elaborato dal Ministero dei beni e delle attivita’ culturali e del turismo, con l’obiettivo di: accrescere la competitivita’ del sistema turistico, tramite la digitalizzazione e lo sviluppo e la qualificazione delle imprese del turismo; sviluppare un marketing efficace e innovativo, tramite azioni di promozione sul mercato interno, digitalizzazione dei servizi di promozione e commercializzazione; sviluppare una strategia per l’intercettazione dei target turistici, tramite iniziative sui paesi esteri incentrate sulle tematiche dei borghi, dei parchi, delle tipicita’ del territorio; sviluppare una adeguata campagna di promozione e comunicazione, in coerenza anche con il concept proposto dalla Regione Abruzzo sulla ‘autenticita” del nostro territorio”. Purtroppo, in questo quadro raccapricciante, emerge l’atteggiamento incoerente e contradditorio delle rappresentanze presenti all’interno della CCIAA di Teramo, le quali, da una parte ad ogni favorevole occasione evidenziano le difficoltà oggettive delle imprese, dall’altra avallano l’ennesimo balzello con l’incremento di una gabella che va solo nella direzione di aumentare la tassazione in capo agli imprenditori già gravati da un’ elevata pressione fiscale. I soliti comportamenti di conservazione dello status e di protezione di ruoli e poltrone. Basta, con queste logiche, con questi inceppati meccanismi, dobbiamo mettere al centro il tema dell'industria. Teramo, 23 giugno 2017 Il Presidente ANIEM Teramo Fiorenzo Polisini Il Presidente dell’A.P.I. Teramo Alfonso Marcozzi