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Questa mattina si è chiusa un'altra pagina delle disavventure legali dell'esperienza teramana del professor Giustino Varrassi, medico di fama internazionale, presidente della società mondiale della terapia del dolore e per qualche anno direttore generale della Asl di Teramo. Un periodo, quello, funestato da denunce e ricorsi, inchieste e indagini, finanche da folcloristiche manifestazioni pseudo-popolari, che avevano una sola ragione: mandare via Varrassi. La storia, però, racconta che quelle inchieste si stanno sciogliendo come neve al sole. E' il caso dell'inchiesta sull'apertura del centro di procreazione assistita, che vide Varrassi finire sotto inchiesta penale e amministrativa, L'inchiesta penale si è chiusa con una paradossale affermazione che "il fatto non è previsto come reato", insomma: era un reato che non c'è. Quella amministrativa, culminata in una richiesta di risarcimento danni da 100mila euro a Varrassi e 100 mila alla Asl,  è stata cancellata dal Tribunale Civile di Teramo. A meno che il Comune, che aveva sanzionato Varrassi e la Direzione Strategica Aziendale dell'epoca, non voglia addirittura presentare appello alla sentenza, anche questa è una vicenda chiusa. Per ora, gli avvocati difensori, Pisani per Varrassi, Ciabattoni per la Asl, Catenacci per Antelli e Sabatini per Ambrosi,  hanno ottenuto un primo riconoscimento delle ragioni degli imputati. Con questa sentenza, si chiude una vicenda che ha tenuto, in "ostaggio" dello stress, per anni i vertici della Asl e alcuni professionisti della Sanità che avrebbero dovuto, invece, lavorare per impegnare al meglio il loro tempo. Tutto il clamore sulla vicenda, ha di certo rallentato e mortificato un lavoro attento di organizzazione sanitaria che, con l'apertura di quel centro, avrebbe potuto e dovuto dare risposte alla popolazione.