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È di queste ultime ore la notizia che la sede della Camera di Commercio nata dalla fusione tra quelle di Teramo e L’Aquila, incurante delle direttive ministeriali che dettano parametri chiari ed inequivocabili (il maggiore numero di imprese esistenti nei territori di riferimento) e che individuano nella nostra Città, Teramo, la sede deputata, sarà invece assegnata a L’Aquila. Il tutto, peraltro, con spreco di cospicuo denaro pubblico che avrebbe potuto essere impiegato diversamente, per costruire la sede aquilana, a scapito di una sede teramana del tutto idonea a sostenere la fusione. Si tratta di un ulteriore atto di spoliazione del tessuto sociale cittadino che prosegue: un processo lungo, univoco ed ininterrotto, che è già passato, solo per fare qualche esempio, attraverso l’individuazione della sede del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga nell’aquilano (anche in questo caso nonostante la maggior parte del territorio del Parco ricadesse nella nostra Provincia), l’accorpamento di tutti gli uffici della ex aziende pubbliche (Enel, Telecom) alle strutture dell’Aquilano o del Pescarese (nonostante per quanto riguarda l’Enel, la captazione delle acque fluviali della provincia di Teramo sia ben maggiore rispetto a quelle dei fiumi siti nelle altre province abruzzesi e senza che questo sacrificio ambientale abbia trovato una adeguata compensazione “politica”), o per la chiusura della sede cittadina della Banca d’Italia, o ancor prima della caserma degli Alpini di Teramo, mentre in altre province, che già avevano presidi militari, si aggiungevano nuove ed importanti strutture come la scuola sottufficiali della G.d.F. È un ulteriore atto di prevaricazione che segue di poco la questione delle strade che, in seguito ed in conseguenza della legge Del Rio, dovevano essere prese in carico dall’ANAS e che ha visto ancora una volta la nostra Provincia recitare, suo malgrado, il ruolo della cenerentola. Un ulteriore atto che ancora una volta, oltretutto, peserà sulle spalle dei lavoratori teramani, costretti a “migrare” altrove. Il tutto, per comprendere il ruolo di marginalità cui ci stanno lentamente ed inesorabilmente destinando, mentre il terremoto che in Abruzzo ha purtroppo riguardato quasi esclusivamente questa Provincia ha fornito il pretesto per prorogare la chiusura di Tribunali periferici in altre province abruzzesi fortunatamente non toccate dal sisma, ma che hanno beneficiato di effetti certamente non dovuti. Non si tratta di una questione di sciocco campanilismo, ma di una esigenza reale e oggettiva di riequilibrio dei territori abruzzesi non più rinviabile. Alla luce di tutto questo, il PD teramano e nello specifico le aree “RED” e “per il PD” rivendicano con forza la necessità di adottare immediate azioni volte a scongiurare questa scellerata scelta, chiamando a raccolta tutta la classe dirigente del PD teramano, il Deputato e l'Assessore Regionale eletti nel nostro collegio, i Consiglieri regionali, il Presidente della Provincia e i Consiglieri eletti, nonché tutte le altre forze politiche e sociali del teramano che vogliano condividere questa battaglia comune, per rivendicare politiche di riequilibrio dei territori che salvaguardino le legittime esigenze della provincia di Teramo e della sua popolazione e che riconoscano alla Città Capoluogo il ruolo che le compete nell’ambito della Regione e che per troppo tempo le è stato negato.