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La Regione Abruzzo ha dimostrato in quest'anno di non essere in grado di gestire le quattro biblioteche, perciò ritengo che debbano tornare in capo alle Province". Lo denuncia il consigliere comunale dell'Aquila Lelio De Santis (Italia dei valori). "La legge Del Rio ha trasferito alla Regione le quattro biblioteche provinciali: la Tommasi dell'Aquila, la De Meis di Chieti, la Delfico di Teramo e la D'Annunzio di Pescara, dall'oggi al domani senza fondi e senza personale". "Infatti, dei 29 dipendenti qualificati ne sono rimasti solo 5, a cui si è aggiunta qualche unità part-time proveniente dal Settore cultura della Regione. In aggiunta, le biblioteche dell'Aquila e di Chieti sono state dislocate in periferia, con la conseguente difficoltà di essere raggiunte da studenti, visitatori, sssociazioni, scuole". "Le biblioteche provinciali hanno un ruolo importante sul piano culturale e sociale se sono funzionanti tutto il giorno e se vivono in rete con le Istituzioni culturali, con le Scuole, con l'Università, con la Comunità viva e con tutti i Soggetti interessati alla fruizione dello straordinario patrimonio librario e dei diversi servizi informativi ed educativi di cui esse dispongono". "La Regione Abruzzo ha dimostrato in quest'anno di non essere in grado, per difficoltà organizzative , di gestire in modo compiuto ed efficiente le quattro biblioteche che io ritengo, pertanto, anche dopo la bocciatura del recente referendum abrogativo, possano tornare in capo alle alle Province, rivitalizzate nel loro ruolo di ente intermedio erogatore di servizi sul territorio". "A tal fine, invito il Presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, ed i Presidenti delle Amministrazioni provinciali, ad una riflessione seria sul problema con l'intento ridare dignità alle Biblioteche provinciali e di soddisfare le richieste degli utenti e delle Associazioni culturali". "Di certo, il permanere di questa situazione non fa onore alle Istituzioni Pubbliche ed ai Politici, che con il loro disinteresse arrecano una grave offesa alla cultura abruzzese, di cui solo a parole si riempiono la bocca!".