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192 milioni di euro. Sì, è proprio questa la somma che i giudici del tribunale civile dell'Aquila hanno deciso come risarcimento nei confronti della Banca Popolare di Bari esprimendosi contro l'ex Direttore Generale della Tercas Antonio Di Matteo su denuncia della stessa banca. La causa è iniziata nel 2013 quando Tercas è diventa Popolare di Bari a seguito della fusione ed ha proposto azione di responsabilità civile nei confronti di amministratori, direttore generale e sindaci in carica fino al provvedimento dell'aprile 2012, con il quale il Ministero ha proposto lo scioglimento degli organi di amministrazione e controllo. Di Matteo direttore generale dal primo giugno 2005 fino al 30 settembre 2011 non si è costituito in giudizio e dovrà pagare anche 75 mila euro di spese legali. Queste le responsabilità per Di Matteo secondo i giudici aquilani (Roberto Ferrari, Dario Lombardi, Mario Cervellino): operazioni irregolari, perdite su credito e operazioni su azioni proprie. Si parla delle società della compagna a cui erano state intestate diverse società con movimentazioni  importanti e si parla poi  di " grave negligenza nel concedere i fidi" a cominciare da quello a  un noto imprenditore di televisioni abruzzese, ai gruppi Di Mario, Casale D'Isoldi, De Gennaro, fino ad arrivare ai dieci milioni persi, scrivono i giudici con il Gruppo Samorì. E poi c'è la vendita di 1.600.000 azioni proprie ex Tercas a diversi correntisti "operazione che ha generato un contenzioso ed una perdita di oltre 16 milioni".