• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie
dal Consigliere comunale Gianluca Pomante riceviamo
Il Consiglio d'Europa critica le scelte dello Stato italiano e spinge per la reintroduzione delle Province.
Ho sempre osteggiato lo svilimento dei compiti istituzionali delle Province in favore delle deleghe regionali. Negli anni 90 tali  modifiche determinarono lo stravolgimento delle piante organiche, con l'eliminazione dei cantonieri e delle squadre di manutenzione, a vantaggio di schiere di impiegati amministrativi che consentivano, in realtà, solo una migliore gestione  clientelare delle assunzioni.
Era inevitabile il declino di un Ente nato per il controllo del territorio e trasformato in sportello delle Regioni. Gli effetti furono subito evidenti, con una progressiva escalation del degrado di strade, scuole e servizi, abbinata ad una drastica riduzione (o scomparsa) della progettazione della nuova viabilità, dell'ampliamento e potenziamento di quella esistente, della realizzazione di ponti, muri di contenimento, palificate, gabbionate, ecc., degli interventi di sgombero neve e di lotta al dissesto idrogeologico, con le conseguenze che oggi tutti possiamo ammirare sui nostri territori devastati. Interventi che, invece, vengono ormai affidati solo alle società per azioni che gestiscono la rete autostradale e che, ovviamente, ne ribaltano i costi (e soprattutto i profitti) sulle tariffe.
Così come era evidente che sarebbe stato un grave errore privare le Province di ogni potere e metterle in liquidazione, senza realmente dotare gli Enti rimanenti dei poteri e degli stanziamenti (oltre che del personale) necessari per adempiere a quelle funzioni, altrettanto chiaro appariva già diversi anni fa che il vero problema dei bilanci pubblici sono le Regioni, equiparate nei consumi al Parlamento ma dotati di una potestà legislativa inconsistente e poco proficua, come ha dimostrato negli anni la gestione della Sanità e del territorio. Se qualcuno avesse stilato un indice di produttività parametrato ai costi, avrebbe considerato fallimentare l'esperienza delle Regioni e non quella delle Province, che fino all'introduzione delle prime avevano svolto egregiamente il loro lavoro e contribuito attivamente alla crescita del paese, con costi tutto sommato ragionevoli.
Oggi i timori visionari di un giovane dipendente di quell'Ente (poi approdato alla professione forense e alla politica attiva), rappresentati con perplessità al Presidente dell'epoca e puntualmente sottovalutati (nessuno é profeta in patria), sono stati confermati dalla storia. Gli interventi normativi sono stati clamorosamente bocciati (con il referendum del 4 dicembre 2016) da una popolazione ormai stremata dalla crisi economica (determinata in larga parte proprio dall'inefficienza delle Regioni) e quelle riforme - caldeggiate da un Governo, è bene ricordarlo, espressione di un Parlamento formatosi sulla base di una legge elettorale giudicata incostituzionale - sono state pesantemente stigmatizzate dal Consiglio d'Europa.
Ancora una volta ci tocca dire "l'avevamo detto", come moderne Cassandre. Non siamo eccezionalmente bravi né in grado di leggere il futuro. Semplicemente, il nostro pensiero é guidato da sano realismo, dal senso civico e dal fine di fare il bene della collettività, al contrario di altri che perseguono solo finalità ed interessi personali e di partito e non vedono oltre il loro naso.
Sarebbe opportuna, a questo punto, anzichè qualche passeggiata con il trenino, l'eliminazione delle Regioni ed il potenziamento delle Province o, quantomeno, dopo la restituzione delle Province del loro ruolo originario, una revisione in termini di produttività ed efficienza degli organici, dei costi e delle attribuzioni delle Regioni. Revisione che potrebbe essere oltretutto realizzata senza interventi sulla Costituzione, trattandosi di enti autarchici dotati di potest'à legislativa. Se solo i partiti smettessero di utilizzarle come ufficio di collocamento per galoppini e portavoti (con il massimo rispetto dei tanti dipendenti che svolgono egregiamente il loro lavoro), come strumento di distribuzione di incarichi ed appalti sulla base dei desideri delle lobby e come zona di parcheggio per politici rampanti in attesa del grande balzo verso il Parlamento, probabilmente uscire dalla crisi non sarebbe impossibile.
Gianluca Pomante
Consigliere comunale arancione
Coord. Regionale Abruzzo Civico