ComunicatoSOX_24_11_2017 L'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare omise di dire ai ministeri e all'ISPRA che esistono le captazioni idropotabili che avrebbero reso incompatibile l'esperimento sulla base dei divieti dell'art.94 del Testo Unico dell'Ambiente.
E' uno degli tantissimi aspetti inquietanti che emerge dalla lettura delle carte che oggi la Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso mette a disposizione di tutti in una vera e propria operazione trasparenza dopo un laborioso e lungo accesso agli atti ai ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente.
Ancora l'altroieri l'INFN diffondeva comunicati come, a mero titolo di esempio, quantità diverse (40 grammi di Cerio144 rispetto ai 50 grammi indicati nelle carte inviate agli enti, una differenza enorme di 1/5, pari a circa 1,2 Petabecquerel, dieci volte la radioattività della nube di Rutenio106 che sta facendo parlare tutta Europa) oppure la totale assenza di sosi di radiazione per i lavoratori (basta leggere le relazioni depositate per accertarsi che non è così, anche se le dosi per i singoli lavoratori sono abbastanza limitate essendo stimate in alcune centinaia di microsievert).
Dalla lettura delle carte in sintesi emerge una deficitaria analisi del contesto e una totale assenza di quella dei vincol.
Per quanto riguarda i contenuti degli elaborati e gli allegati notiamo diverse criticità.
Rischio sismico
A parte una frase piuttosto infelice con cui si apre il paragrafo ("Sebbene poco probabile che un terremoto accada durante il limitato intervallo di tempo necessario ") tenendo conto che di lì a poco ci sarebbero stati i terremoti di Amatrice e Vettore, le verifiche sulle eventuali conseguenze sono state limitate esclusivamente agli effetti dello scuotimento. Quelle connesse alla dislocazione sismica sono state completamente omesse come se, erroneamente, non esistesse questa eventualità (si veda lo "scalino" sulla faglia del Monte Vettore a mero titolo di esempio, che sarebbe ingestibile dal punto di vista ingegneristico). Non hanno neanche allegato uno schema geologico del Gran Sasso! Tra l'altro una dislocazione potrebbe causare anche il crollo di grandi quantità di materiali dalle volte sul coperchio del cilindro di tungsteno, danneggiare le vie di soccorso e/o fuga oltre agli impianti di spegnimento degli incendi. Insomma, nulla di tutto ciò è stato esaminato.
Possibilità di apertura dello schermo del cilindro
Il Cerio144 è contenuto in due contenitori di acciaio, una capsula di dimensioni 14 cm (diametro) X14 cm. Questa capsula è sigillata ma lascia passare una enorme quantità di radiazioni gamma, come è descritto nelle tabelle depositate dall'INFN.
Quindi serve l'ulteriore cilindro di tungsteno con spessore delle pareti di 19 cm. Ebbene, quest'ultimo non è sigillato ma il tappo viene tenuto in posizione con un coperchio di acciaio avvitato con n.20 viti. Pertanto è apribile. Ciò comporta diversi problemi di sicurezza (si veda sotto).
Le prove di caduta della sorgente
La prova di resistenza dell'ormai famoso cilindro di tungsteno è stata condotta simulando una caduta dell'oggetto da 2 metri su tappetino elastico alto 11 cm!
Ebbene, in uno dei (pochi) casi esaminati di traiettoria di caduta con angoli diversi, nonostante questa prova a nostro avviso piuttosto edulcorata, si ha una piccola deformazione dell'anello di acciaio che tiene il tappo del cilindro di tungsteno.
È interessante notare che in un altro punto delle relazioni si parla di una prova di caduta da condurre e che in caso di risultati non soddisfacenti della caduta sul pavimento avrebbero fatto ricorso a tappetini da stendere (a mano) sotto al cilindro sospeso durante la movimentazione. Invece c'è solo la relazione con la simulazione della caduta diretta sul tappetino e manca l'analisi delle conseguenze di una caduta sul pavimento. Come mai? Eppure la caduta potrebbe avvenire, per errore umano o per un'emergenza (ad esempio, un sisma), senza aver steso il tappetino.
Il problema quindi non è sviare sulla possibilità di "bucare" i 19 cm di tungsteno ma che si apra il coperchio di acciaio avvitato, con spostamento del tappo con la conseguenza di scoprire la capsula che rilascia forti emissioni gamma.
Infine ci sentiamo di ribadire quella che potremmo definire una "pillola di logica": se si contamina l'acquifero a monte a causa di un grande incidente, i nuovi tubi, pure necessari, saranno inutili perchè trasporteranno acqua contaminata. Per questo oltre a diniegare il permesso per condurre l'esperimento SOX vanno eliminate le 2.300 tonnellate di sostanze pericolose già presenti in due esperimenti (Borexino 1.292 tonnellate di trimetilbenzene; LVD, 1.000 tonnellate di acqua ragia) sulle decine in corso che invece non danno rilevanti problemi conclude il movimento.
La documentazione reperita presso i due ministeri è scaricabile integralmente qui: https://we.tl/lDNAm5YHzm
https://youtu.be/iNITn5pdxcw