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di Graziella Cordone     Gianluca Pomante, l’anti-sistema teramano per antonomasia, più grillino dei grillini, ha sciolto la riserva e ovviamente alle prossine elezioni comunali si alleerà con il sistema, ovvero Paolo Gatti. Il 25 maggio 2014, Gianluca Pomante presentava la sua lista “Finalmente Pomante” con i suoi trentadue componenti spiegando che: “Ci siamo distratti, abbiamo lasciato che a governare fossero i peggiori, quelli che non riuscendo a fare nient’altro nella vita di tutti i giorni si sono sistemati con la politica. Noi siamo un gruppo di cittadini che ha deciso di dire basta alla politica di professione, quella ci sta mettendo l’uno contro l’altro per toglierci la forza”. In chiusura venne servita una torta alla crema utilizzata per spiegare che “Quella che mangerete oggi sarà l’unica torta che abbiamo intenzione di spartirci”. La sua candidatura era destinata, quindi, a combattere questo sistema, questo modo di far politica impersonato da Gatti, Tancredi, Di Dalmazio, Chiodi e Morra. Sono passati quattro anni ed in vista di nuove elezioni Gianluca Pomante ha annunciato che chiamerà Paolo Gatti per chiedergli di pranzare insieme e valutare possibili alleanze, per Teramo, per la Provincia, per la Regione. Un bel tuffo in mezzo alla torta alla crema, direi metaforicamente!! Pomante avrebbe affermato: “Il mio obiettivo è l’interesse della città, non le poltrone. Gli alleati me li scelgo e non li subisco….”. Pochi mesi fa, il consigliere Pomante mi aveva proposto di far parte di un nuovo progetto per riprenderci Teramo e lottare contro questo sistema. Io ho rifiutato seguendo il mio sesto senso. Il motivo del mio rifiuto è stato l’atteggiamento avuto in questi anni dal consigliere “arancione”. Non l’ho visto mai lottare contro il sistema che lui aveva annunciato di combattere. Sempre assente in consiglio comunale, anzi… al suo posto, sulla poltrona, c’era sempre e soltanto la sua sciarpetta, lasciata lì come emblema della sua presenza senza voce. Oggi posso dire di non essere sorpresa di questa scelta. Ora mi chiedo se dietro questa scelta ci sia un posto per lui, una sedia dove posare la sua sciarpetta, forse in Comune oppure, chissà, forse in Regione? foto: Maurizio Di Biagio