
FORZA ITALIA IN ABRUZZO C'E'? ....O CI FA?
Prima dell’editoriale, una premessa: Brucchi doveva cadere. Su queste pagine, lo diciamo da anni. Da quando, in ossequio alla logica del mantenimento brancaleonico “come unque et dove unque” della mèta finale, ossia la fascia, ha accettato l’imposizione di assessori inadeguati e l’apertura di un nuovo poltronificio, subordinando la gestione della città a quella del potere fine a sé stesso. Il Brucchi bis, di fatto, non è mai esistito, ma è imploso subito dopo le elezioni (anzi: già durante il ballottaggio), confondendo autorità e autorevolezza. La più grave, tra le colpe del Sindaco, è stata quella di non aver colto i segnali dell’implosione, neanche quando questi prendevano la forma di un’intervista di Gianni Chiodi, di una lettera dei dalmati o di un silenzio di Morra, ma di aver confidato in Gatti, che sbandierava supporti pe future candidature regionali. Questa era un’esperienza politica che poteva e doveva finire per il bene di Teramo e della politica. Finisce, invece, facendo molto male a Teramo e devastando il senso stesso dal fare politica.
E ora, cominciamo…
FORZA ITALIA IN ABRUZZO C’E’ …O CI FA?
Forza Italia c’è? In Abruzzo, mi chiedo: Forza Italia c’è ancora? Perché se esistesse davvero un partito, o un movimento politico vero, probabilmente un commissario sarebbe già stato nominato, prima dell’arrivo di quello che dovrà guidare le sorti del Comune di Teramo. Se esistesse davvero un movimento politico chiamato “Forza Italia”, avrebbe già provveduto a commissariare d’autorità il partito in Abruzzo, alla luce di quell’articolo 58 dello statuto azzurro, che recita: “il Comitato di presidenza, nel caso ricorrano gravi motivi, puo' sciogliere qualsiasi organo del Movimento, nominando un Commissario. Sono da considerarsi sempre motivi gravi l'impossibilita' di funzionamento di un organo Collegiale, la commissione di irregolarita' di carattere amministrativo e la manifesta inadeguatezza a conseguire gli obiettivi preposti”. Ecco, appunto: “manifesta inadeguatezza a conseguire gli obiettivi preposti”. Mi pare del tutto evidente che in un partito, nel quale un rappresentante di rilievo quale il vicepresidente del Consiglio Regionale si impegni a far cadere un Sindaco del suo stesso partito, palesi ben più che una manifestazione di inadeguatezza. A meno che, ovviamente, gli “obiettivi preposti” non siano quelli di perdere voti, rimetterci la faccia, creare problemi ai cittadini ed esercitare il mai piacevole sport dell’automartellamento dei genitali.
Perché quello che ha fatto Forza Italia, in Abruzzo, negli ultimi giorni, è esattamente questo: cercare l’autodistruzione per incapacità. Quella sì, manifesta.
Questa era la tesi. Adesso, la dimostrazione, cominciando dai fatti.
Fatto numero 1: Brucchi è stato eletto Sindaco di Teramo, con il necessario supporto di Futuro In.
Fatto numero 2: Futuro In ha avuto, in ringraziamento di quel supporto, quattro assessori
Fatto numero 3: Quando il Centrodestra si è sfaldato (con l’uscita degli uomini di Morra e Di Dalmazio) l’armata gattiana ha serrato le fila, anzi: nel tempo le ha rimpolpate, accogliendo anche il presidente del Consiglio
Fatto numero 4: Futuro In non voleva il commissario, per il bene di Teramo
Fatto numero 5: ….l’Italia torna al voto
Fatto numero 6: Futuro In, folgorato sulla via delle urne, decide che Brucchi deve cadere, per gli stessi motivi per i quali l’aveva blindato per non farlo cadere
Fatto numero 7: Futuro In vuole il commissario, per il bene di Teramo
Fatto numero 8: Futuro In passa al’ooposizione di sé stesso e firma per far cadere Brucchi
Fatto numero 9: Tutti a casa perché Gatti, che in Regione è di Forza Italia e in Comune è di Futuro In, condanna all’esilio il Sindaco del suo partito.
Fosse anche stata una polisportiva di provincia, o una bocciofila di paese, un’azione come questa avrebbe immediatamente scatenato una reazione: la cacciata di Gatti. Oddio, forse nel caso della bocciofila, anche qualche schiaffatone… Perché non esiste, non ha senso, non ha logica, che il membro di un gruppo si impegni per colpire un membro dello stesso gruppo. Sarebbe come se il capitano di una squadra di calcio, organizzasse il centrocampo solo con lo scopo di arrivare all’autogol, pur di mortificare il portiere. Nelle logiche di gruppo, queste cose non succedono. Quando la politica era “riconoscibile”, Di Dalmazio padre pagò con la cacciata dalla Dc il fatto di aver provocato, con la corrente aiardiana, la caduta di Tomassi in Provincia.
Oggi Gatti fa cadere Brucchi, e quelli di Forza Italia che fanno? Scrivono. Scrivono tanto. Scrivono tutti.
Invece, dovrebbero leggere. E per la precisione dovrebbero leggere l’articolo 4 dello Statuto, che recita: “Ogni socio si impegna alla massima lealta' nei confronti di «Forza Italia» e a tenere comportamenti ispirati al rispetto della dignita' degli altri soci”.
E’ configurabile come “massima lealtà” il fatto di congiurare con l’opposizione per fare cadere un Sindaco del proprio stesso partito?
E’ riconoscibile il “rispetto della dignità degli altri soci”, in quello che Brucchi chiama “tradimento”?
Intanto, i forzitalioti scrivono. Purtroppo.
A cominciare da Nazario Pagano, il piacione che funge da coordinatore regionale e che, in un comunicato che andrebbe studiato nelle scuole di politica, quale manuale di tecnica e tattica di cerchiobottismo, riesce a prendersela coi fanti, senza infastidire i santi. «Vedere sei consiglieri comunali di Teramo, eletti nel centrodestra, firmare le dimissioni al fianco dei consiglieri di centrosinistra per provocare la caduta del sindaco Maurizio Brucchi mi addolora e mi amareggia. Lo ritengo un atto di irresponsabilità e mi lascia anche molto perplesso riguardo alla scelta politica che c’è dietro, al di là delle frasi di circostanza». Scrive il buon Nazario, limitandosi a criticare i sei cattivoni che hanno fatto cadere Brucchi, ma non spendendo neanche una parola su Paolo Gatti. Anzi: lo rende vittima. Scrive: «…poco meno di un mese fa mi ero fatto parte diligente nel cercare di ricucire lo strappo nella maggioranza di centrodestra dovuto alla presa di posizione di sei consiglieri comunali del gruppo “Futuro In” facendomi promotore di un tavolo di convergenza tra il sindaco, il coordinatore provinciale di Forza Italia per Teramo Vincent Fanini, e il vice presidente del consiglio regionale di Forza Italia Paolo Gatti, cui i consiglieri di “Futuro In” fanno riferimento. Ma i sei consiglieri hanno ritenuto di andare avanti per la loro strada, mettendo in minoranza Brucchi e facendo cadere l’amministrazione del Municipio». Quindi, Pagano viene a Teramo, incontra tutti tranne i sei (perché giustamente li comanda Gatti), poi però la colpa della caduta è di quei sei «…soprattutto perché la stampella al centrosinistra è stata strumentalmente offerta dai sei consiglieri di centrodestra di “Futuro In”…». Appunto, Gatti non c’entra.
Meno cerchiobottista, ma pur sempre riguardoso il coordinatore provinciale, Vincent Fanini, che è fatalista: «…confidavo in una ricomposizione ma a quanto pare non è stato possibile». Come dire: speravo ci fosse il sole, ma piove, così è la vita e non ci possiamo fare nulla. Seguono, condoglianze di circostanza: «Sento il dovere di rinnovare tutta la mia stima, il mio rispetto, all’amico Maurizio Brucchi, un amministratore capace, competente, ligio al dovere, e di ringraziarlo per il suo fattivo impegno nell’affrontare, con caparbietà e sacrificio, le numerose problematiche della Città Capoluogo».
Benché Fanini sia coordinatore provinciale, cioè colui che, in base all’articolo 32 dello Statuto: «… determina la linea politica del Movimento a livello provinciale…» a dimostrare quale sia lo stato di confusione assoluta del partito, arriva il comunicato dei “coordinati”, cioè dei membri dello stesso coordinamento provinciale che Fanini presiede, che non solo non concedono l’onore delle armi al Sindaco dimissionato, ma calano il carico: «Con l’occasione intendiamo esprimere la nostra piena vicinanza personale e politica a Gianni Chiodi e Paolo Gatti, che hanno confermato ancora una volta lucidità di visione e limpidezza di comportamenti, e che rappresentano nel modo migliore Forza Italia ed il centrodestra nella nostra Provincia».
Amen.
Conclusioni…
Se Forza Italia fosse davvero un partito, alla caduta di Brucchi sarebbero arrivati due commissari: uno al Comune di Teramo e uno alla gestione del movimento politico.
Se Forza Italia fosse davvero un partito, non avrebbe dovuto consentire a Gatti di rappresentare Forza Italia in Abruzzo e Futuro In, contro Forza Italia, a Teramo
Se Forza Italia fosse davvero un partito, non candiderebbe Gatti al Parlamento
Se Forza Italia fosse davvero un partito, non avrebbe paura delle scelte
Se Forza Italia fosse davvero un partito, rispetterebbe il mandato degli elettori
Se Forza Italia fosse davvero un partito, Brucchi avrebbe avuto una “squadra” intorno
Se Forza Italia fosse davvero un partito, Brucchi si sarebbe dimesso due anni fa
Se Forza Italia fosse davvero un partito, Pagano avrebbe tirato fuori le palle e Fanini non si sarebbe lasciato sconfessare dal suo stesso coordinamento
Intanto, si intuiscono all’orizzonte le urne che si avvicinano e presto, vedrete, di tutto questo non si parlerà più. Perché questo ormai è il passato, e la politica usa solo verbi al futuro: “faremo”, “realizzeremo”, “risolveremo”… e torneranno i sorrisi, le amicizie, le alleanze, le pacche sulle spalle e le strette di mano.
Perché questa storia, in fondo, è una metafora dell’Italia di oggi.
L’istantanea triste di un parco giochi nel quale si divertono solo quelli che hanno i gettoni gratis, senza accorgersi che le giostre sono ormai decrepite.
E girano su autoscontri arrugginiti, sperando di strappare l’attenzione di quei 4 italiani su dieci, che in una domenica di primavera non avranno niente di meglio fa dare…
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