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Richiesta di rinvio a giudizio per due ex amministratori del Baccanale, il bar-ristorante di viale Mazzini a Teramo. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Enrica Medori, scrive il Quotidiano Il Centro ha chiesto il processo per due ex amministratori della società Baccanale Srl: si tratta di Giuseppe Paterna e di Adriano De Remigis (l'imprenditore teramano che ha rilevato all'asta il Caffè Grande Italia). Il pm ipotizza l'accusa (tutta da dimostrare in un eventuale dibattimento) di bancarotta fraudolenta patrimoniale per Paterna nella sua veste di amministratore di diritto dal 28 agosto 2014 sino alla data di fallimento e di co-amministratore di fatto dalla costituzione e per De Remigis nella sua veste di amministratore di diritto dal 4 aprile 2014 sino al 27 agosto dello stesso anno e di co-amministratore di fatto dalla costituzione. Scrive il pm nella richiesta di rinvio a giudizio: «distraevano la somma di euro 63.969, 25. In particolare dal conto "denaro in cassa" si rilevava una scrittura di rettifica priva di giustificazione contabile che, di fatto, riduceva la cassa dell'importo di euro 63.969,25». Ora sarà il gup, nel corso dell'udienza preliminare, a decidere se disporre il non luogo a procedere o il processo per i due. Nella richiesta di rinvio a giudizio il pm ipotizza la parte offesa nella curatela fallimentare. Dopo la sentenza di fallimento, il giudice Giovanni Cirillo ha emesso il decreto di vendita per il locale. Il prezzo a base d'asta, stabilito in base a una perizia di stima, è di 136.150 euro. La stima riguarda soprattutto il marchio - è stato il terzo Baccanale in Italia - e le attrezzature di particolare pregio delle diverse attività svolte nel locale: gelateria, ristorazione, bar e pizzeria. Il locale è chiuso dal 5 gennaio scorso, quando è stato risolto il contratto di affitto con la società che aveva preso in locazione il ristorante a maggio 2015, cioè prima del fallimento della società Baccanale. Pochi giorni dopo la chiusura, il 18 gennaio, ci sono state le quattro forti scosse di terremoto e i locali, già inattivi, sono stati dichiarati inagibili. Successivamente la proprietà delle mura ha messo in sicurezza il locale.