
Bisogna studiare le caratteristiche del nostro territorio montano e rilevare le attività che possono essere effettuate valorizzando le caratteristiche locali.
In base ad una analisi storica antica si rilevano le caratteristiche colturali dei terreni montani e la caratteristica produzione di ottime patate, ottimi fagioli, buonissime varie verdure ed ottime erbe di pascolo per bovini, ovini, suini ed equini.
Nell’antichità si producevano anche alcuni tipici frumenti (marzarolo) per la produzione di pane e paste caratteristiche.
Anche per quanto riguarda la frutta si producevano mele, pere, prugne, ciliegie, amarene tipiche, castagne, fragole, lamponi e mirtilli di bosco.
Oltre ai frutti di bosco di altissima qualità era notevole la presenza di ottime verdure selvatiche e di tanti funghi e tartufi di alta qualità.
Le caratteristiche geologiche del territorio dei Monti Della Laga facilitavano la presenza di tante superfici boschive di legname di quercia, faggio, abete bianco e castagne.
Molti nostri antichi montanari, abitanti del Nord del Regno Borbonico, allevavano tanti ovini nei pascoli alti e facevano la transumanza invernale in Puglia.
Notevole era la produzione di formaggio pecorino di alta qualità e di buonissime carni di ovini, di agnelli e capretti tipici.
Alcuni altri nostri cittadini allevavano tipici suini al pascolo, mucche marchigiane bianche, tutti i tipi di animali equini e tante varietà di conigli, polli e tacchini.
Quasi tutte le antiche famiglie lavoravano i maiali e producevano tutti i tipi caratteristici salumi del luogo.(Magnifici prosciutti, buonissime lonze, salsicce spalmabili sul pane, tipica e stupenda ventricina bianca e rosa, buonissima pancetta affumicata e lardo pregiato).
Oltre a queste attività agricole le nostre popolazioni lavoravano il legname dei nostri Boschi montani.
I nostri boschi non erano mai stati distrutti ed addirittura erano anche diventati più estesi.
Il corretto taglio di coltura boschiva, controllato dalla forestale, con la loro prima caserma al Ceppo, aveva aumentato la nascita di funghi e dei frutti di bosco, fragole, mirtilli e lamponi.
Era diventata molto importante la produzione di carbone vegetale, di traverse per le ferrovie nazionali e di legna da ardere.
Il bosco, tagliato correttamente, rivitalizzava la selva e rinforzava le radici.
Attualmente, nelle zone più pendenti, gli alberi più maturi e pesanti, si ritrovano con le radici invecchiate ed indebolite e stanno tutti cadendo ed, in caso di forti nevicate, faciliteranno le valanghe.
Addirittura oggi, come fanno nel Trentino, con una industria munita di evaporatore del compatto bianco legname di faggio, si potrebbe produrre anche il legname per la produzione di mobili semplici e di pavimenti (parchè) bianchi in legno.
I 2.000 Ha di Rocca S. Maria e gli altri oltre 6.000 Ha confinanti dei Comuni di Valle Castellana, di Cortino e di Crognaleto, di bosco di faggio, con un corretto piano boschivo, potrebbero creare tanti nuovi lavori, ben programmati e duraturi, per i nostri montanari.
Anche la realizzazione di sentieri antincendio, di miglioramento degli accessi e di organizzazione dei lotti di taglio, potrebbe facilitare e rendere vantaggioso il corretto taglio boschivo e la elevatissima produzione di legname.
Anche la qualità delle acque delle nostre centinaia di sorgenti di alta quota, che alimentano, a gravità, il lago di Campotosto, caratterizzano ulteriormente i nostro turismo agri-boschivo, già molto attrattivo.
Purtroppo con l’estremismo ambientale dei tecnici forestali del Parco, oggi i boschi non si possono più tagliare correttamente e produttivamente e devono morire di valanghe e di marcitura di vecchiaia.
Il parco non tutela la coltura dei boschi ma forse solo la vita degli animali selvatici e sta facendo andare via i cittadini montanari per creare un bellissimo territorio riservato solo agli eremiti.
Il parco non pensa ad incentivare il recupero delle storiche caratteristiche attività agro-silvo-pastorali dei Monti Della Laga.
Il Parco Nazionale ha quasi distrutto la vita montanara e creerà una riserva naturale di animali selvatici e l’archeologia dei villaggi antichi e deserti dei Monti Della Laga.
Bisognerebbe incentivare e finanziare i cittadini ed i pochi giovani viventi in montagna a riprendere le storiche attività della nostra montagna e tutto dovrebbe essere incrementato, modernizzato e pubblicizzato per attrarre anche un tipico agriturismo che è già, un po’ disordinatamente, ma abbastanza attivo nei nostri comuni dove operano già più di dieci ristoranti tipici montanari.
Nelle alte vallate riparate e ben esposte, cercando di copiare le caratteristiche dei prodotti tipici delle montagne alpine, potrebbero anche essere coltivati vigneti tipici per la produzione di spumanti caratteristici della nostra montagna.
Purtroppo, rivisitando gli oltre cento villaggi storici dei Monti Della Laga, con le numerosissime chiesette, gli anziani montanari sono presi da una forte malinconia nel considerare che sembra quasi immaginario il ricordo di quelle famiglie vissute in quei luoghi.
Solo il glorioso partito della Democrazia Cristiana, con gli eroici sindaci montanari del dopoguerra, Feliciantonio Di Nicola (Ciantò) -“Rocca S.Maria”, Camillo Esposito “Valle Castellana” e Simone Marini “Cortino” ,era riuscita a provare a modernizzare il nostro territorio montano, facendo realizzare le numerose strade rotabili di accesso ai nostri centinaia villaggi storici.
Con gli estremisti ambientali di oggi, non montanari, nessuna di quelle strade sarebbero state mai fatte realizzare.
I montanari vanno premiati per aver già ben conservato naturalisticamente il loro ambiente e non devono essere cacciati via e condannati dagli estremisti ambientali marinai e cittadini di pianura, che non hanno saputo, per niente, tutelare i loro territori, oggi anche pieni di fabbricati e capannoni abbandonati.
Goffredo Rotili