--La vita politica italiana diventa sempre meno democratica, sempre meno ispirata ai buoni ideali, sempre più legata alle mire personalistiche degli uomini più ambiziosi di cariche per il soddisfacimento delle proprie esigenze di vanitosa carriera.
--Anche nell’espressione Teramana dei partiti, ogni seggio potenzialmente conquistabile, genera adesioni e studio di strategie per occupare le candidature e per riciclarsi come portatori di elementi di novità.
--I politicanti, molto raramente con un passato o un presente lavorativo di prestigio, con le loro bronzee facce ispirate, chiamano a raduno i loro fans più obbligati e ricordano, civettando, il loro storico passato e poi dichiarano di volersi sacrificare ancora per il bene della collettività e così, loro malgrado, sono costretti ad accettare una nuova candidatura, magari in un nuovo partito.
--E con quanta invidiabile sicurezza, comunicano, talvolta, il loro cambio di casacca giustificandolo con le ingiustizie subìte dalla dirigenza del loro ex-partito.
--Sembra che per fare il candidato, come per i fantini dei cavalli, o come per i calciatori, occorrano speciali talenti che sempre e solo gli stessi posseggono, tanto che di loro non sembra proprio si possa fare a meno.
--Anche tra gli elettori disorientati e diseducati si coglie un senso di sgomento, non contano più gli ideali, conta solo stare attenti e vedere se conviene, per ottenere qualche privilegio, schierarsi da una parte o dall’altra od addirittura , come i camaleonti, da tutte le parti.
--Poi per fare politica anche all’infimo livello di galoppino ci vuole del tempo, solo chi è molto ispirato o chi è nullafacente e deve arrangiarsi lo può fare.
--Purtroppo, come il cane che si morde la coda, i partiti sono controllati non dagli elettori ma dagli eletti ed, all’orizzonte, non si vede apparire una autorità in grado di far capire ai politici per forza, comunque e dovunque, che è giunta l’ora di farsi da parte.
--Anche nei nostri Comuni ci sono consiglieri che si riciclano continuamente e molti di loro superano i trenta anni di presenza in Consiglio Comunale.
--Analizzando il loro percorso poco o nulla di rilevante si ricorda sul loro operato ed allora ci si chiede se non si sono ancora stufati.
--Sembra che chi diventa Consigliere Comunale, anche se non riesce mai a diventare né Sindaco e nè Assessore, si senta investito di una missione superiore e non può più privare la collettività comunale del suo insostituibile prestigio professionale.
--Anche se in trent’anni non è stato capace di fare nulla, lui ha presenziato con la sua figura nelle assise pubbliche ed in qualche modo è ormai deciso che senz’altro anche lui è stato un valido baluardo per la libertà e la democrazia.
Quasi sicuramente il Prefetto lo farà Cavaliere, alla pari di quasi tutti gli ex impiegati della Prefettura.
Un non cavaliere Goffredo Rotili