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Manifestare per l'acqua non si può.
 
Gran Sasso, visita del Presidente Mattarella, questura vieta un piccolo presidio simbolico e pacifico ad Assergi per la tutela dell'acqua, diritto umano fondamentale.  
Il paradosso: 2.300 tonnellate di sostanze chimiche pericolose stoccate illegittimamente nei Laboratori con piano di emergenza per la popolazione scaduto ma è la presenza di semplici cittadini il problema.  
Le captazioni sono nei Laboratori ma per la Questura "acquifero grande", si può manifestare a 12 km di distanza (sbagliando pure)!
 
Contenti per la presenza in Abruzzo, successi scientifici rilevanti, no agiografie acritiche, in 30 anni anche tanti problemi oggettivi per i cittadini e l'ambiente. Il riassunto dei problemi in una lettera inviata al Presidente.  
Vietato manifestare per l'acqua pulita! Il Questore di L'Aquila ha vietato una piccolissima dimostrazione pacifica, un presidio di 20 cittadini per la tutela dell'acqua potabile di 700.000 persone, che si voleva svolgere ad Assergi all'esterno della cancellata dei Laboratori di Fisica Nucleare in occasione della visita del Presidente della Repubblica Mattarella.
 
Le motivazioni sono, secondo noi, lunari. Si parla dei laboratori come "obiettivo sensibile" per i quali vi è bisogno di un'area di sicurezza più vasta per cui è vietato manifestare anche davanti ai cancelli, all'esterno della recinzione. Quindi siamo al paradosso che 20 cittadini (tanto era scritto nella richiesta, tenuto conto anche della data e dell'ora) che hanno problemi con l'acqua, diritto umano fondamentale, e che vogliono cercare di segnalare simbolicamente al loro Presidente un problema, sono evidentemente più rischiosi per la sicurezza del problema stesso, la presenza totalmente irregolare secondo le leggi del paese di 2.300 tonnellate di sostanza pericolose nei laboratori praticamente dentro l'acquifero che disseta 700.000 persone. Dopo una serie di telefonate, la Questura, evidentemente non paga di considerazioni che a nostro avviso vanno oltre l'antidemocraticità, ha proposto stamattina, sempre telefonicamente, come luogo alternativo L'Aquila, a 12 km di distanza, visto che, come scrive nel provvedimento di diniego, l'acquifero del Gran Sasso è grande e si può manifestare altrove. Ci sarebbe intanto da riprenderli in geografia visto che il corpo idrico sotterraneo significativo della conca di L'Aquila (denominato "Piana dell'alta valle dell'Aterno" nella carta idrogeologica della Regione) è un altro rispetto a quello del Gran Sasso ma sembrano anche ignorare che le captazioni degli acquedotti di L'Aqula e Teramo sono letteralmente dentro ai Laboratori e ai tunnel e che, ovviamente, il nostro intento era sensibilizzare il Presidente e le altre istituzioni in visita proprio ai Laboratori.  
Purtroppo i tempi ristretti rendono impossibile un ricorso. In ogni caso abbiamo mandato una lettera per interloquire comunque con il Presidente della Repubblica sui temi dei diritti dei cittadini violati con un breve riassunto delle rilevanti problematiche del sito. Siamo contenti che l'Abruzzo lo possa ospitare. Ovviamente si deve parlare dei rilevanti risultati scientifici ma auspichiamo che il tutto non diventi un'acritica agiografia con la rimozione dei fatti che stanno condizionando la vita di centinaia di migliaia di cittadini, dai danni all'acquifero derivanti dalla realizzazione dei tunnel e dei laboratori con abbassamento della falda di 600 metri all'incidente del 2002 con il trimetilbenzene, dal sequestro dei Laboratori avvenuto nel 2003 alla spesa inutile di 84 milioni di euro da parte del Commissario di Governo Balducci, dalla perdita nel 2016 del temibile diclorometano nell'acqua all'incredibile irregolarità nello stoccaggio nella montagna di acqua ragia e trimetilbenzene per 2.300 tonnellate, dalla presenza del rischio sismico al Piano di Emergenza per la popolazione scaduto da anni per un Impianto a Rischio di Incidente Rilevante.  
Democrazia e legalità sono parole che dovrebbero nutrirsi di fatti, dal diritto a manifestare a quello di vivere in un territorio salubre e avere accesso all'acqua in sicurezza. Purtroppo vediamo che tutto ciò per ora è negato ma continueremo a lottare per ottenere risultati concreti per i cittadini. Questa mattina, nel corso di un incontro presso la Prefettura di Teramo, i rappresentanti dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso hanno consegnato al Prefetto una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica. La consegna era stata concordata con l’Ufficio del cerimoniale della Presidenza della Repubblica al quale l’Osservatorio si era rivolto nei giorni scorsi in previsione della visita del Presidente Mattarella ai Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso del prossimo 15 gennaio. L’Osservatorio ha così inteso informare anche il Capo dello Stato della situazione di emergenza dell’acquifero del Gran Sasso.  
 
la lettera al Presidente della Repubblica

On.le Sergio Mattarella

Presidente della Repubblica Italiana

OGGETTO: visita in Abruzzo per il trentennale dei laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso - 15 gennaio 2018

Egregio Presidente,

abbiamo appreso della sua prossima visita del 15 gennaio 2018 in Abruzzo presso i Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso d'Italia per i festeggiamenti del trentennale dalla realizzazione dell'importante struttura di ricerca.

Ovviamente siamo ben consci del valore mondiale di numerose ricerche ivi svolte e del prestigio che tale attività scientifica ha comportato per il nostro Paese e per l'Abruzzo.

D'altro lato, però, anche per evitare versioni agiografiche della storia di questo territorio, vogliamo ricordare alcune importanti criticità di cui bisogna tener conto come insegnamento per evitare il ripetersi di problemi nel futuro visto che i Laboratori sono classificati quale Impianto a Rischio di Incidente Rilevante sulla base delle Direttive comunitarie e del D.lgs.105/2015 . Tutto ciò per la presenza nei Laboratori di migliaia di tonnellate di sostanze pericolose stoccate nella montagna che disseta con la sua acqua circa 700.000 cittadini in diverse province abruzzesi, in primis le città di Teramo e L'Aquila.

Non possiamo non ricordare che la stessa costruzione dei tunnel autostradali e delle sale dei laboratori negli anni '80 del secolo scorso, senza la sensibilità ambientale che abbiamo oggi, ha comportato l'abbassamento della falda di circa 600 metri, uno dei più eclatanti casi in Europa di impatto negativo dal punto di vista idrogeologico, con effetti ambientali riscontrabili a decine di chilometri di distanza.

Successivamente nel 2002 i laboratori, nonostante i ripetuti appelli e dossier divulgati preventivamente dalle associazioni, furono purtroppo protagonisti di un importante sversamento di Trimetilbenzene, sostanza neurotossica, che comportò il sequestro dei Laboratori da parte della Magistratura per circa un anno, con la scoperta che l'importante struttura scientifica non aveva sostanzialmente alcun tipo di autorizzazione contravvenendo a numerose norme della Repubblica Italiana.

Il dissequestro avvenne solo grazie alle promesse di risoluzione delle criticità, intenti avanzati da Angelo Balducci, nel frattempo nominato commissario delegato del Governo per il Gran Sasso. Oggi sappiamo che, nonostante una spesa di ben 84 milioni di euro, i lavori di messa in sicurezza non hanno risolto alcun problema circa l'interazione tra laboratori, autostrade e acquifero con i relativi acquedotti di L'Aquila e Teramo.

L'autorevole Istituto Superiore di Sanità nel parere del 2013 ha evidenziato la non conformità di alcuni esperimenti con alcune norme contenute nel testo Unico dell'Ambiente poste a tutela delle captazioni idropotabili.

Da allora non solo non si è operato per l'allontanamento delle sostanze chimiche pericolose imposto dall'Art.94 del D.lgs.152/2006, materiali che, tra l'altro, non avrebbero potuto neanche essere stoccati in considerazione dei divieti imposti fin dal 1986 dal D.P.R.236, ma si è anche verificato un altro caso di contaminazione, ad Agosto 2016, con il temibile Diclorometano perso nell'acqua durante una maldestra attività di manutenzione degli apparati sperimentali con conseguente dichiarazione di emergenza idrica per l'intera provincia di Teramo da parte della Giunta Regionale.

Tale fatto ha riportato all'attenzione la generale inosservanza di fondamentali e basilari norme di sicurezza, come, a mero titolo di esempio, l'esistenza di un Piano di Emergenza Esterno per la popolazione approvato come "provvisorio" nel 2008 senza il coinvolgimento della popolazione prescritto dalla legge e poi scaduto addirittura nel 2011 in quanto non più aggiornato ogni tre anni come prescritto dalla normativa in vigore.

Esistono altre criticità che progressivamente stanno venendo alla luce, a partire, a mero titolo di esempio, dalla presenza di una faglia passante nei laboratori stessi, e relativo rischio sismico, alle gravi omissioni per quanto riguarda la trasparenza dei documenti e il diritto all'accesso nonostante l'entrata in vigore delle modifiche al D.lgs.33/2013 (cd FOIA).

Ovviamente queste problematiche sono all'attenzione della Magistratura e di vari enti, in quest'ultimo caso per cercare di affrontare con l'azione amministrativa le criticità di sicurezza dell'acqua ricollegabili alla presenza di alcuni esperimenti (sulle decine in corso) che non potrebbero essere svolti in questo contesto così vulnerabile, all'interno di un Parco nazionale e di un Sito di Interesse Comunitario.

Avremmo voluto poter manifestare il nostro pensiero in maniera colorata e pacifica con un piccolo presidio come è stato fatto a luglio ad Assergi da centinaia di persone e a novembre a Teramo quando 4.000 cittadini sono scesi in piazza assieme alle istituzioni locali per chiedere sicurezza per l'acqua ma una singolare interpretazione della sicurezza, in un sistema territoriale la cui insicurezza è ammessa dalle stesse Istituzioni che Lei sicuramente incontrerà, ce lo impedisce*.

Cionondimeno Le auguriamo una visita fruttuosa auspicando che il tema della legalità possa essere affrontato al fine di garantire contestualmente, con l'allontanamento delle sostanze pericolose e i lavori di messa in sicurezza delle captazioni e delle condotte, il diritto dei cittadini a vivere in un territorio sicuro e ad avere l'accesso all'acqua potabile che è un diritto umano fondamentale nonché la ricerca scientifica che offre all'uomo un orizzonte in continuo divenire. Il tutto senza porre a rischio una Natura che, alla stessa stregua delle attività scientifiche, tutto il mondo ci invidia e che è un patrimonio unico della Nazione.

Ovviamente siamo disponibili a fornire tutta la documentazione del caso e ad illustrare ed approfondire i contenuti delle problematiche sopra ricordate.