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Il fenomeno dello spopolamento non è solo numerico ma è un meccanismo a peggioramento esponenziale infatti accade che : -I primi ad andarsene sono quelli più esigenti, quelli capaci di farsi valere anche altrove, quelli più coraggiosi, quelli più ambiziosi, quelli che vogliono vincere, quelli che sanno portare in alto le loro origini, quelli che sanno combattere e che sanno morire per un ideale. -Anche se sono loro gli importanti custodi, quelli che restano sono quelli che si adattano, i secondi, i terzi e gli ultimi che prendono il posto a scalare di chi se ne và. Quelli che restano sono i più deboli, i meno capaci, quelli per i quali è meglio essere il primo di uno che il secondo di mille, quelli che hanno paura, quelli che si accontentano, quelli che non desiderano l’afflusso turistico e non vogliono coloro che tornano per non dividere il bottino, quelli più pronti a tradire ed a svendere la loro terra e la loro cultura. -Progressivamente tutto impoverisce, diminuiscono le braccia, cala il coraggio, la forza, il pensiero, aumenta la nostalgia e piange il cuore di chi ci credeva nella valorizzazione della montagna. ED ALLORA UN APPELLO AI MONTANARI NEL CUORE DI OGNI DOVE -Tornate, restate e diventate più accoglienti anche con gli stranieri più poveri, aprite la montagna a chi sceglie la vita tranquilla, il pensiero della meditazione, la bellezza del creato, la semplicità e il valore delle cose vere, non cedete all’egoismo, solo il ricrescere del numero degli abitanti farà aumentare la forza ed il coraggio, farà tornare l’entusiasmo nell’animo e farà gioire il cuore della montagna e non la farà restare solo al VERDE. Dobbiamo studiare le più tipiche e caratteristiche risorse produttive del territorio montano, scoprire, con le indagini di mercato, quali sono i nostri prodotti più richiesti dai consumatori nazionali e stranieri. Successivamente, con un agevolato piano di sviluppo, dobbiamo creare iniziative produttive di agricoltura montana con la tipica produzione di formaggi, di salumi di equini e di cinghiali, di fagioli, di patate, di verdure e frutti tipici. Utilizzando i nostri vari tipici funghi e tartufi, le nostre carni tipiche di ovini, equini, bovini, di polli e tacchini ed anche i nostri tipici frutti montani, possiamo sviluppare una nostra preziosissima gastronomia che può far aumentare il nostro turismo. Anche la valorizzazione delle nostre acque pure di alta quota ed una moderna lavorazione dei nostri meravigliosi boschi di querceti, faggeti e castagneti, potrà far ripartire il ripopolamento dei montanari. A seguito dello spopolamento, con uno studio agro-turistico-silvo-pastorale sui terreni, una volta tutti divisi e frazionati, oggi anche tutti abbandonati intorno alle varie frazioni spopolate, si può studiare la creazione di nuove e moderne aziende agricole tipiche e capaci di una buona e caratteristica tipicità produttività. I nostri vecchi abitanti, purtroppo, litigavano per i confini e non si associavano e non facevano, insieme, nulla per i lavori dell’agricoltura. Oggi si potrebbero creare nuove aziende razionali in ogni nostra vallata e provare, in alcune zone riparate e bene esposte, copiando anche i montanari alpini del Nord Italia, a produrre un tipico caratteristico vino montano del nostro Appennino Centrale. I montanari, nuovi rimasti e tornati, dovranno studiare le tipicità storiche e naturalistiche del nostro territorio, dovranno anche ricercare le particolarità qualitative dei nostri prodotti tipici per poterli ben illustrare e pubblicizzare ai turisti che visiteranno le nostre montagne. Si dovranno anche riscoprire i sentieri naturalistici e storici dei nostri luoghi, riaprirli e far i modo che i nostri giovani montanari possano diventare delle guide organizzate, esperte, storiche e naturalistiche della nostra zona montana. In ognuno dei centinaia nostri antichi villaggi, dovremmo riscoprire le loro caratteristiche, le antiche attività produttive dei loro antichi abitanti ed attrarre la curiosità dei turisti che verranno a visitare il nostro territorio. L’antico sentiero Metello che da Amatrice, valicava la cresta dei Monti Della Laga, passava sul Bosco Martese, sulla cresta di confine tra Valle Castellana e Rocca S. Maria, sopra il Castello di Vallinquina, sul Colle S.Sisto (Ciuffetta), sotto il Castello Manfredi, vicino a più di venti grotte degli Eremiti dei Monti Gemelli, poste sopra al fiume Salinello, sotto la Fortezza di Civitella Del Tronto e raggiungeva la Val Vibrata, se ben storicamente valorizzato, potrebbe attrarre un grosso volume turismo. Anche la pubblicazione della storia locale della nostra montagna, che era l’estremo territorio a Nord del Regno Borbonico, dei nostri famosi briganti Marco Sciarra e Santuccio Da Froscia, alleati con la Repubblica Serenissima di Venezia, e della battaglia Partigiana del Bosco Martese, potrebbe valorizzare ed aumentare il nostro turismo. Anche il territorio degli altri Comuni di Cortino e Crognaleto hanno tante risorse tipiche e tante altre storie da valorizzare. Anche la modernizzazione di una alta strada di comunicazione tra Campotosto, i comuni dei Monti Della Laga ed Acquasanta Terme potrebbe incentivare ulteriormente la ripopolazione dei Monti Della Laga. Riflessioni Goffredo Rotili