CAMERA DI COMMERCIO/ INTASCAVA I SOLDI DELLE VISURE, IMPIEGATO CONDANNATO A TRE ANNI
Resta l'accusa di aver incassato i soldi pagati dagli utenti per ottenere le visure camerali, ma il giudice ricostruisce tempi diversi rispetto a quelli indicati dalla Procura: non dal 2011 al 2015, ma stabilisce giuridicamente provati e dimostrabili solo i mesi che vanno da giugno 2015 a gennaio 2016 per un ammontare complessivo di 1.480 euro rispetto a 86mila contestati dalla pubblica accusa. E' con una condanna a tre anni per peculato che il gup Roberto Veneziano chiude in primo grado il procedimento che vede imputato il 50enne teramano Luciano Antonini, impiegato della Camera di commercio (assistito dagli avvocati Fabrizio Silvani e Fabrizio Acronzio). La sentenza è arrivata nel pomeriggio di ieri al termine di un rito abbreviato in cui la Camera di commercio si era costituita parte civile (rappresentata dall'avvocato Pietro Referza). Il tribunale non ha ritenuto sussistente l'aggravante contestata dal pm Andrea De Feis (titolare del fascicolo) che aveva chiesto una condanna a tre anni ed otto mesi. Nel dispositivo di sentenza il giudice ha dichiarato Antonini interdetto dai pubblici uffici per cinque anni e lo ha condannato al risarcimento integrale dei danni alla parte civile che ha liquidato in 5.480 lire di cui 1480 a titolo di danno patrimoniale (quello che avrebbe intascato in quei sette mesi) e 4.000 a titolo di danno d'immagine dell'ente. Secondo l'accusa sostenuta dal pm De Feis per cinque anni, puntualmente e metodicamente, l'uomo avrebbe incassato parte dei soldi pagati dagli utenti per ottenere le visure camerali: complessivamente, aveva contestato la Procura nel capo d'imputazione, 86mila euro finiti nelle sue tasche invece che nelle casse della Camera di commercio. L'indagine era scattata dopo la segnalazione fatta dagli stessi vertici degli uffici di via Savini che nel 2015 si erano rivolti all'autorità giudiziaria. Che aveva avviato le indagini andando a ritroso nel tempo.