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[gallery ids="86030,86031,86032,86033"] «Vogliamo restare qui, ne abbiamo diritto». Lo hanno detto a gran voce gli inquilini degli alloggi pubblici di via Longo a Teramo durante un incontro pubblico.  Sulle loro teste pende ancora la spada di Damocle del progetto di housing sociale del Comune che, dopo aver prodotto lo sgombero della prime due palazzine della zona, prevede l'evacuazione anche delle restanti quattro per abbatterle e ricostruire lì un quartiere che di popolare non avrebbe più nulla o quasi. La riqualificazione urbana dell'area alle porte del centro storico li costringerebbe ad abbandonare per sempre quelle abitazioni, ma loro non se vogliono andare. Lo ripetono al sottosegretario alla presidenza della giunta regionale Mario Mazzocca, arrivato ieri in via Longo per partecipare all'assemblea all'aperto organizzata dall'ex consigliera comunale di opposizione Paola Cardelli e dall'associazione degli inquilini Asia. Il piano di housing sociale non è mai decollato e nonostante una delibera dell'ex giunta che fissa al 31 marzo il termine per la pubblicazione del bando di gara per la progettazione dell'intervento difficilmente vedrà la luce durante la gestione commissariale del Comune. «Questo ci dà l'opportunità di riflettere e approfondire», spiega Mazzocca, «in una fase così delicata per la città colpita dal terremoto e con una procedura ferma ai preliminari, non è il caso di creare altri sfollati». L'alternativa che la Regione per bocca del sottosegretario s'impegna a valutare ed eventualmente finanziare è quella di ristrutturare le palazzine esistenti. A prospettare questa soluzione è Paola Cardelli. «Le palazzine di via Longo, a differenza di altri edifici popolari, hanno resistito al sisma», fa notare, «con impegno e buona volontà di tutti possiamo chiudere il capitolo housing». Anche il sub commissario del Comune Edoardo D'Alascio, stando a quanto riferisce l'ex consigliera, si sarebbe detto disponibile a rivedere il piano per via Longo che, negli edifici già sgomberati e ristrutturati a stretto giro, potrebbe ospitare famiglie rimaste senza abitazione a causa del terremoto. «Le case popolari non sono una concessione divina», osserva Luigi Asci di Asia, «le hanno pagate i lavoratori». Gli inquilini di via Longo su quegli alloggi hanno speso i loro risparmi e non ci rinunciano.