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[gallery ids="88423,88425,88426,88427"] I corridoi dell’Università di Teramo sono stati invasi oggi da nomi e da storie. Prendendo spunto dall’associazione Libera, venti persone, tra studenti e docenti, hanno raccontato e vissuto le vicende di coloro morti per mano mafiosa. L’iniziativa ha coinvolto un corridoio pieno di studenti che hanno deciso di fermarsi e ascoltare i fatti delle varie vittime. La mafia non uccide solo personalità importanti, ma anche gente comune, che passa magari proprio in un corridoio come quello universitario. Sono stati ricordati, tra i tanti nomi, 28 vittime: Emanuele Notarbartolo, Emanuela Sansone, Joe Petrosino, Bernardino Verro, Giuseppe Rumore, Giovanni Orcel, Antonio Mancino, Calogero Comaianni, Angela Talluto, Agostino D’Alessandro, Calogero Cicero, Fedele De Francisca, Giuseppe Letizia, Salvatore Carnevale, Cosimo Cristina, Giuseppina Utano, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Bruno Caccia, Marcella di Levrano, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rita Atria, Agata Azzolina, Giulio Castellino, Michele Fazio, Pepe Tunevic, Vincenzo Ferrante e Ciro Colonna (vedi altro allegato). «Crediamo di essere stati validi testimoni, nel nostro piccolo, di quelle che sono state le lotte contro la mafia e le morti ingiustificate», hanno detto i ragazzi nel corso del flash mob. CHE COS’È IL 21 MARZO: Il 21 marzo è la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Il 21 marzo è il solstizio di primavera, è un segno di rinascita, di nuova fioritura. La ricorrenza cade proprio in questo giorno per sottolineare l’esigenza, la necessità che in ognuno di noi ci sia una nuova fioritura di coscienza, di impegno, affinchè ognuno di noi smetta di credere che la mafia sia un’entità astratta e lontana. La mafia la viviamo ogni giorno inconsapevolmente nelle piccole cose che facciamo. La mafia non è un’entità, è una realtà a tutti gli effetti, che provoca conseguenze ben pesanti, che si crede anche autorizzata nel decidere della vita o della morte di qualcuno. Le vittime di mafia fino ad ora sono circa 970. 970 nomi, 970 cognomi, 970 storie di lotte, 970 famiglie colpite da un lutto tanto forte quanto insensato. 900 persone che hanno bisogno di essere ricordate, perché le loro morti non sono state vane. PARTECIPIAMO PERCHÈ: «Ci siamo impegnati, quindi, ad accrescere il nostro senso di cittadinanza attiva in onore di chi è morto per rivendicare diritti che la criminalità organizzata ha sempre cercato di reprimere. Abbiamo deciso di aderire all’iniziativa dell’associazione Libera, il cui presidente e fondatore è Don Luigi Ciotti, di ricordare, di essere testimoni, di lottare per le libertà di ognuno e di ciascuno nel nostro piccolo», hanno detto i ragazzi. COSA FACCIAMO: «L’arma che abbiamo usato è la comunicazione. Per questo ci siamo disposti negli spazi comuni dell’Ateneo, sulle scale, alle macchinette, davanti le aule, in aula studio, e ognuno di noi aveva un cartellone su cui era scritto il nome di una delle vittime innocenti di mafia, il luogo e la data in cui è avvenuto l’omicidio e il modo. Ognuno di noi aveva il compito di essere testimone della vita di quella persona, di informarsi e di informare. Le modalità con cui abbiamo svolto il nostro ruolo di testimoni sono state molteplici. Abbiamo raccontato la vicenda in terza persona, quindi narrato la storia della vittima; ci siamo immedesimati nella vittima, parlando in prima persona; abbiamo usato diversi escamotage, dall’intervista ad una finta telefonata. Gli studenti che sono passati nei corridoi si sono avvicinati, volontariamente, e hanno chiesto ai ragazzi di chi era il nome che avevano tra le mani». MATERIALE: «Abbiamo usato cartelloni bianchi sui quali abbiamo scritto a mano i nomi delle vittime innocenti di mafia assegnatici». PARTECIPANTI: In totale una ventina di studenti e docenti volontari. ORGANIZZATORI: L’iniziativa è organizzata e strutturata dal gruppo studentesco PuntoCom, di cui fanno parte per di più i rappresentanti dei vari organi universitari.