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rustellaCara certastampa, sono un teramano che, da molti anni, vive in Lombardia, Ieri sera ero ad Origgio, un paesetto vicino a Saronno, dove si è svolta una sagra con migliaia di persone. E’ la 67esima edizione della Fiera primaverile delle merci e del bestiame. Un vero e proprio evento, con concorsi dedicati ai cavalli e ai bovini, gimkane western, musica, balli di piazza e, ovviamente, tanti stand con le solite specialità mangerecce. Tra i vari stand, ne ho notati subito due con maxi tabelloni inneggianti  agli “Arrosticini Abruzzesi" (vi mando la foto) .e siccome sono curioso, oltre che abruzzese, sono andato a chiedere ai titolari degli stand di dove fossero, convinto di poter salutare un conterraneo che, come me, vive al Nord, o magari uno che era venuto dall’Abruzzo, proprio per la fiera. Ho scoperto che uno era pugliese, l' altro romagnolo e che tutti gli arrosticini che vendevano erano francesi. Mi sono detto «ma come cacchio siamo bravi a disperdere  la cultura alimentare  del nostro Abruzzo, con arrosticini francesi, venduti da un pugliese e da un romagnolo ad 1 euro  l’uono, che poi a vederli cuocere erano due cosette di carne micragnosa»
So che l’assessore al turismo della Regione adesso è un teramano, come me. Chiedo a lui: “che vù fà?”. So che gli arrosticini non sono il primo problema, ma sono l’emblema di come amiamo farci male. Andiamoci noi a proporre i nostri prodotti: magari con una carovana di un centinaio persone che ad hoc realizzano una presenza  nelle principali sagre o feste che si realizzano nel Nord Italia, con ritorni di fatturato, immagine e di curiosità che fanno dell' Abruzzo, una regione da visitare