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SISMOGRAFO«La mia opinione a proposito di quello che sta accadendo, per quel poco che vale, è decisamente diversa da quella dell’attuale vertice INGV, secondo me permeata da un ottimismo d’accatto senza alcuna base scientifica». Parole di Enzo Boschi. ex presidente dell’Ingv, che non la pensa assolutamente come l’attuale vertice dell’Istituto, in merito alla “lettura” del fenomeno sismico in atto.

Sono state oltre duemila le scosse, nell’ultimo mese, nel Maceratese. E la cosa, a detta di Boschi, preoccupa: «Fino a circa un mese fa, la sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 ad Amatrice si è comportata come tutte le altre sequenze note dell’Appennino centrale. La durata complessiva delle repliche è stata notevole come è caratteristico di quelle zone. Dall’agosto del 2016 si sono susseguite almeno tre scosse principali, ognuna di esse con le proprie numerose scosse successive. - continua l’ex presidente Ingv - Fino al terremoto del 10 aprile (di M4.7) le scosse si erano distribuite in modo casuale all’interno della vasta area interessata dalla sequenza e si potevano considerare come la normale evoluzione del fenomeno. Potevano essere interpretate come ulteriori rotture di tanti piccoli segmenti di faglia. La scossa di Muccia del 10 aprile e la successiva sequenza hanno modificato drasticamente questa visione. Non può assolutamente tranquillizzare il fatto che il terremoto di Muccia sia avvenuto all’estremità nordoccidentale della zona appenninica finora attivata».
Una situazione da tenere sotto controllo: «La direttività della frattura va verso Nord - NordOvest, come già era stato per un evento forte dell’ottobre 2017. Il notevole danneggiamento delle Marche meridionali è da collegare a quella particolare direttività. Quindi il processo iniziato a Muccia potrebbe riprendere il cammino nella stessa direzione, andando cioè verso zone che finora non sono state attive, ma che nel passato remoto hanno prodotto terremoti molto importanti. Per esempio il terremoto del 1799, quello delle 1833 e ancora il terremoto di Fabriano del 1741 e quello di Cagli del 1781».
Che fare? «Per il principio di precauzione, mi permetto di invitare tutti coloro che ne hanno la responsabilità e la capacità di mettere in atto tutte le possibili misure preventive - conclude Boschi Non è detto che il terremoto arrivi ma è sempre meglio e doveroso essere comunque preparati».