“Ci sono due modi di fotografare: quello di creare ricordi e quello di sprecare pellicola”. Lo diceva uno dei più grandi fotografi della storia, ponendo l’accento non solo sul valore documentaristico della fotografia, ma anche sul suo essere sempre una dichiarazione d’amore nei confronti del futuro. Scattare una foto, creare un ricordo, significa affidare al futuro un frammento di presente che, nel momento stesso dello scatto, è già passato,
Ed è proprio con questa chiave di lettura che il Circolo dell’Unione di Atri, ha accolto la presentazione di “Atri, era il 1900”, opera meritoria e meritevole del maestro Giuseppe “Peppe” Tracanna, che ha saputo scolpire in 550 foto la storia intima e collettiva di una comunità. Persone, luoghi, momenti, nelle foto di questo libro, tutte figlie di un paziente lavoro di ricerca e di cernita, c’è la vita vera, vissuta e indimenticabile, di un luogo magico. E’ stato coinvolgente, a tratti commovente, scoprire come, ad ogni immagine che veniva proiettata sul grande schermo che accompagnava le parole dei relatori, tra i quali l’ormai cittadino onorario atriano il professor Elso Simone Serpentini, si scatenava in platea la rincorsa dei ricordi. Inziativa meritevole, questa del Circolo dell’Unione, che grazie all’impulso del presidente Mario Verdecchia si sta ritagliando uno spazio sempre più importante nel panorama dei luoghi della cultura abruzzesi, recuperando quella funzione di veri e propri motori del dibattito e della conoscenza che i circoli cittadini avevano un tempo.