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Il 6 marzo scorso l’Università degli Studi di Teramo e il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri hanno siglato una convenzione quadro per una serie di attività di collaborazione nei settori delle scienze forensi e veterinarie, delle bioscienze, biotecnologie e scienze degli alimenti, della progettazione europea e degli studi internazionali.
Nell’ambito della convenzione è stato subito avviato un tavolo tecnico per attività didattiche, di ricerca e di servizio nel settore veterinario, coordinato dal colonnello Guido Castellano, della Direzione di Veterinaria dell’Arma dei Carabinieri, e dal professor Augusto Carluccio, preside della Facoltà di Medicina Veterinaria.

 

Lo scopo dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità dei Carabinieri Forestali di Castel di Sangro, guidati dal colonnello Luciano Sammarone, è quello di implementare l’azione di salvaguardia del cavallo Salernitano e del cavallo Persano.
Un’apposita commissione ha selezionato alcune cavalle da destinare a importanti stalloni salernitani operanti in Campania. Il coordinamento tra i medici veterinari che gestivano gli stalloni, la staffetta dei carabinieri forestali che fungevano da vettori, il medico veterinario di Torre Feudozzo e i medici veterinari ginecologi della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo, attraverso tecniche di riproduzione medicalmente assistita, hanno già permesso il raggiungimento di importanti risultati.

In particolare, nel primo trimestre di collaborazione il Maggiore Veterinario Graziano Ippedico ha tenuto uno stage nella sede della Facoltà di Medicina Veterinaria di Teramo, con una sezione pratica di approccio al cavallo presso il 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo attraverso il supporto degli ufficiali veterinari e dei sottufficiali e carabinieri cavalieri (foto) e la gestione della stagione riproduttiva delle fattrici presso il Centro di Selezione Equestre del cavallo Persano e Salernitano dei Carabinieri Forestali di Torre di Feudozzo a Castel di Sangro (AQ).

Inoltre, grazie alla collaborazione tra l’Ateneo di Teramo e l’Arma dei Carabinieri, diversi cavalli dell’Arma con patologie ortopediche, neurologiche e maxillo facciali sono stati assistiti presso l’Ospedale Veterinario Universitario Didattico dal Servizio di Medicina e chirurgia del cavallo coordinato dal professor Lucio Petrizzi. Un cavallo del Reggimento Corazzieri (Guardie del Presidente della Repubblica) è stato, invece, seguito per la diagnostica anatomo-isto-citopatologica dal Servizio di Anatomo-istopatologia veterinaria coordinato dal professor Leonardo Della Salda.
Tutte le attività hanno coinvolto gli studenti, i tirocinanti e i laureati del Corso di laurea magistrale in Medicina Veterinaria e del Corso di laurea in Tutela e Benessere Animale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’azienda di Torre di Feudozzo si trova tra Abruzzo e Molise nei pressi del comune di San Pietro Avellana, a 932 metri sul livello del mare ed è affidata ai Carabinieri Forestali per il recupero delle razze del cavallo Persano e del cavallo Salernitano.
Antico sito di caccia frequentato da Carlo III di Borbone, immerso in un territorio di rara bellezza e ricco di fauna, sotto i Savoia Torre di Feudozzo fu trascurato per anni e destinato all’allevamento dei bovini. Quasi completamente distrutta durante il secondo conflitto mondiale ‒ perché ubicata proprio sul fronte di avanzata degli alleati e scelta come posto di sosta dalle truppe naziste ‒ nel 1977 l’azienda entra a far parte delle disponibilità demaniali affidate alle regioni e viene quindi riedificata secondo l’architettura originaria. Affidata alle cure dell’allora Corpo Forestale dello Stato, diventa un allevamento all’avanguardia di bovini, già negli anni 80 dotati di collare con microchip che attraverso un sistema computerizzato permetteva di razionare l’alimentazione per le necessità e lo stato di ciascun animale. L’azienda era inoltre dotata di caseificio e quindi economicamente autonoma. Negli ultimi anni l’attività aziendale si è orientata verso l’allevamento equino per la salvaguardia del patrimonio genetico di due razze di equini a rischio di estinzione: il cavallo Persano, leggero e veloce (razza selezionata a metà del '700 dai Borboni) e il cavallo Salernitano, di mole maggiore.

 

 

L’origine del cavallo persano viene tradizionalmente fatta risalire all’anno 1741/2, quando Carlo III di Borbone avviò la selezione per dar vita alla “razza governativa di Persano”. A questo fine cominciò a incrociare, nella Tenuta di Persano in Campania, fattrici di razza Napoletana, Siciliana, Calabrese e Pugliese con stalloni di razza purosangue inglesi e orientale.
Nel 1874 il governo soppresse la razza e tutti i soggetti furono venduti alla asta pubblica. Nel 1900 venne ricostituita con fattrici di conformazione omogenea e di provata attitudine al servizio da sella, scelte tra i diversi reggimenti di cavalleria, e con due stalloni, Jubilée (purosangue inglese da Melton) e Giacobello (mezzosangue arabo da stallone Siriano). In seguito alla soppressione del Centro di rifornimento quadrupedi di Persano (1954) la razza si è ridotta a una cinquantina di fattrici, trasferite al Posto raccolta quadrupedi di Grosseto, dipendente dal Ministero della Difesa. Dal Centro Rifornimento Quadrupedi di Grosseto, oggi Centro Militare Veterinario, l’allora Comandante Giovanni Potena, alla fine degli anni 90, fece arrivare 41 fattrici Persane che costituirono il nucleo di salvaguardia. Attualmente il principe Alduino di Ventimiglia Monteforte Lascaris possiede alcuni esemplari in purezza.
Questa razza, insieme alle altre due autoctone italiane che sono la Murgese e la Maremmana, è quella tra le tre che ha migliori doti di affidabilità e versatilità di impiego.

L’origine del cavallo salernitano viene geograficamente fatta risalire alla Piana del Sele, una vasta area di 500 Km quadrati che si estende dai monti Picentini ai monti Alburni. Le innumerevoli vicende storiche che hanno interessato la zona, soprattutto nel corso degli ultimi due secoli, hanno fatto da sfondo alla nascita di questa popolazione cavallina, ottenuta con l’impiego di stalloni orientali, laziali, anglo-normanni, trottatori francesi e russi.
All’inizio del ‘900 il cavallo salernitano si presentava come un soggetto di buoni diametri, rustico, resistente e nevrile, tutte caratteristiche che lo facevano figurare come una delle più rappresentative razze meso-dolicomorfe e quindi molto versatile per l’impiego da sella, caccia, corse e concorsi.
Tra il 1956 e il 1972 Posillipo, Merano e Fiorello, tutti cavalli salernitani, sono stati i trionfatori nelle Olimpiadi, montati dal famoso Raimondo D’Inzeo.