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Quello sulla Scuola S. Giuseppe è il secondo intervento che la Sua Amministrazione compie sulle Scuole a tavolo di consultazione con le Associazioni non ancora formalmente attivato.
Il primo è stato quello effettuato sulla Scuola di S. Berardo, dove si è consentito a due classi di rientrare ed occupare nuovamente due ambienti del piano superiore, sgomberato lo scorso anno per migliorare la tenuta statica dell'edificio. Si è anche sostenuto, da parte di alcuni, che quell'intervento non inficiasse la "sicurezza" di quella Scuola con riferimento al rischio sismico. Ora, se si vuole valutare il rischio sismico al quale è esposta una struttura, occorre fare riferimento a tre parametri: la vulnerabilità, l'esposizione e la pericolosità di quella struttura. Perciò, tralasciando la pericolosità, ammesso e non concesso (non abbiamo richiesto di valutare i calcoli) che il valore di vulnerabilità si mantenga sostanzialmente invariato, reinserire circa 50 bambini in quell'edificio ne fa aumentare l'esposizione al rischio (si costringono, cioè, 50 bambini in più ad essere esposti al rischio). Perciò quella struttura, essendo più esposta al rischio è, di conseguenza, meno sicura. Dunque non possiamo essere d'accordo con quell'intervento e quella decisione anche perché il piano superiore di questa struttura è privo di scala d'emergenza.
Per l'intervento sulla S. Giuseppe nessuno ha poi sentito il bisogno di anticipare la formalizzazione del tavolo e portare all'attenzione di questo, come primo momento di consultazione, proprio quell'ipotesi.
CittadinanzAttiva non concorda affatto con la scelta dell'Amministrazione di mantenere la destinazione scolastica della struttura intervenendo con il SOLO MIGLIORAMENTO, e non invece con l'adeguamento sismico o la ricostruzione, per diverse ragioni che ora esponiamo.
L'intervento di SOLO MIGLIORAMENTO e non di adeguamento sismico comporta matematicamente che, poiché nelle nostre zone dell'Appennino centrale i terremoti si susseguono con cadenza di 6/10 anni, tra qualche anno potremmo ritrovarci di nuovo ad avere quella struttura inagibile avendo buttato a mare ben 3/4 milioni di Euro. Ma soprattutto stiamo di nuovo progettando di esporre a serio rischio circa 220 bambini riportandoli in una struttura che non solo sarebbe fortemente vulnerabile, ma che, per dove è ubicata, non consentirebbe neppure un'evacuazione tranquilla.
Criticità principali rilevate: raggiungibilità difficile da parte dei mezzi di soccorso; vie di fuga che portano in stradine troppo strette per essere definite spazi calmi, con edifici adiacenti vetusti ed altrettanto a rischio; possibile luogo di raccolta nel prato del vecchio stadio comunale, raggiungibile solo facendo un percorso improbabile e comunque con la tettoia della tribuna, liberamente accessibile, già inagibile da anni.

Questa posizione infelice dell'immobile farà inoltre presentare di nuovo tutti i problemi legati alla raggiungibilità della stessa in entrata ed in uscita da parte degli alunni, con relativo intasamento della circolazione nella circonvallazione. Ha valutato questi problemi l'amministrazione?
Quella struttura, inoltre, non è assolutamente in grado di garantire gli standard formativi previsti nelle ultime normative del MIUR. Un vulnus al quale non è possibile ovviare!
Quindi dovremmo riportare i nostri figli in una struttura non sicura, che non consentirà loro un apprendimento in linea con i tempi e con le norme MIUR, complicata da raggiungere e che ci procurerà fastidi notevoli di mobilità.
Visto che i fondi provengono dall'USR e quindi dal sisma, perché non provare quanto meno a chiederne la non difficile rimodulazione? Oppure non sarebbe invece il caso di ragionare circa la costruzione di una struttura nuova? Presi in esame i costi medi di alcune realizzazioni degli ultimi 2 anni, dai 1.100,00 €/mq ai 1.450,00 €/mq, con 3 milioni di Euro, potremmo realizzare, nella peggiore delle ipotesi, un edificio di 2100 mq circa, per una popolazione stimata di 275 alunni, costruito in area idonea, rispettoso di tutte le normative antisismiche, con alta efficienza energetica, rispettoso degli standard normativi per l’offerta scolastica e degli spazi verdi, della viabilità per il raggiungimento in auto, della mobilità per il raggiungimento con servizi pubblici e magari con percorsi ciclopedonali; con facile raggiungibilità da parte dei mezzi di soccorso e di emergenza in caso di evento disastroso; con una aspettativa di vita dell’edificio di almeno altri 50 anni e più, con basso livello di inquinamento acustico ed ambientale, magari immerso nel verde.
A ben vedere, peraltro, un'area del genere esiste già dal 1974 nella programmazione urbanistica di questa Città ed è l'area, centrale, della D'Alessandro, dove pure la precedente Amministrazione aveva "apparentemente" ipotizzato di costruire un Polo scolastico, perché già a quello destinata. Ma se quella zona non andasse bene se ne potrebbe sempre individuare un'altra, ammesso che esista e sia dotata della necessaria centralità tanto cara a questa Amministrazione o si potrebbe studiare un intervento di riqualificazione dell'intera area del vecchio stadio.
Non ci è chiaro per quale motivo ci si debba accanire nel tentare di allungare di qualche anno ancora la vita di un edificio con pesanti problemi di vivibilità, vulnerabilità, manutenibilità, che in caso di sisma avrà danni tali da obbligarci a nuovi e costosi interventi (fatte salve, se lo saranno, le vite di chi lo frequenterà).
Né può valere, a nostro avviso, la giustificazione "politica" che è una struttura che risiede in centro e che, pertanto per questo motivo va riattivata. Il recupero attivo del centro storico, a nostro avviso, non passa attraverso l'imbellettamento di strutture insicure ma passa attraverso il ripopolamento. Vanno riportate a vivere in un centro sismicamente sicuro le famiglie, i cittadini, aggredendo quell'enorme patrimonio immobiliare abbandonato e cadente che è lì presente e che potrebbe ospitare servizi di vario genere per tutti i cittadini, ovunque essi risiedano. Sono le famiglie che daranno da vivere al negozio, al bar, alla pizzeria sotto casa e tutti coloro che usufruiranno dei servizi consentiranno un recupero di questo tipo di economia. Ci pare di ricordare che gli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti e l'ANCE avessero avviato un ragionamento sul recupero del Centro storico. Perché non riprendere quel ragionamento realizzando la nostra proposta di un tavolo unico e complessivo invece di tavoli relativi a singoli aspetti della ricostruzione della Città?
L’attuale configurazione urbanistica ha bisogno di cambiare: la mobilità nei prossimi 15 anni dovrà cambiare, è nella logica delle cose; l’offerta scolastica promette ulteriori innovazioni (e già si è evoluta in modo enorme) e dovrà adeguarsi progressivamente alle norme anche in funzione della popolazione scolastica prevedibile; dobbiamo essere in grado di gestire la nostra vita con velocità inimmaginabile già solo 20 anni fa. Tutte queste cose ci chiedono di sederci e ripensare in modo condiviso le questioni del ridisegno urbanistico, dei ruoli e delle funzioni del/i centri e della/e periferie, i bisogni reali della popolazione sulla base dei flussi demografici, ragionando non da qui a 3 anni, ma a 50 anni. E non solo per le scuole. Questo sistema statico di gestione della città a breve termine non è più accettabile, S. Giuliano di Puglia, L’Aquila, Amatrice hanno bocciato con costi non più congruenti questo modo di NON affrontare per tempo e NON risolvere i problemi. Occorre fare prevenzione e programmazione.
Scuole, Strutture strategiche pubbliche, Infrastrutture, sono le basi essenziali per costruire un futuro sano e vantaggioso per i nostri figli ed un investimento per la serenità della nostra vecchiaia.
Perciò le questioni delle scuole e della ricostruzione vanno si poste all'attenzione di un tavolo di confronto e di partecipazione, ma inquadrandole all'interno di una programmazione complessiva operata secondo le norme che già ci sono. Programmazione che deve essere ricompresa e prevista, prima di tutto, nel Piano Comunale di Protezione Civile. Piano che questa amministrazione DEVE porre in essere il prima possibile coinvolgendo, come dice il Codice di Protezione Civile, i Cittadini e le Associazioni a partire dall'analisi dei rischi.
Chiediamo perciò a questa amministrazione di ritirare il bando per la Scuola S. Giuseppe per studiarne la possibile rimodulazione (i tempi per discuterne velocemente vi sono) e di aprire il confronto con le Associazioni, comprese quelle tecnico professionali ed imprenditoriali oltre che con il territorio, per iniziare concretamente quel percorso di rinnovamento, tanto finora annunciato, quanto da noi sempre stimolato ed ora atteso con ansia.

Distinti saluti.

Mauro Chilante

COORDINATORE REGIONALE
DELLA RETE SCUOLA E
COORDINATORE ASSEMBLEA DI TERAMO