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di ROCCO D’ERRICO

E’ andata in onda l’ennesima tappa dell’autodistruzione culturale ed economica della città di Teramo. La puntata di Sereno Variabile, tra le tante cose più o meno importanti che ha fatto vedere sulla città, ha per l’ennesima volta dato un’immagine a mio avviso poco gradevole della nostra ristorazione.
Infatti, nella tanto decantata mensa dell’università di Teramo una chef, in base ad una sorta di accordo tra un gruppo facebook e l’università, cucinava e serviva pietanze agli studenti, ma senza nessun rispetto evidente delle norme HACCP che prevedono l’uso in cucina di copricapo e guanti per uso alimentare.
La Chef, in un passaggio, addirittura la si vede toccarsi i capelli e poi l’inquadratura va su una mano che rigira le scrippelle.
Non era una semplice dimostrazione televisiva, infatti subito dopo si passa nella mensa dove si vede la stessa chef che (e qui richiamo di nuovo le norme HACCP) serve sempre senza alcun copricapo e guanto le scrippelle agli studenti.

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Onestamente, il pollicione che prende il piatto e rischia di bagnarsi nel brodo a me fa un po' ribrezzo e credo proprio non rispetti le norme igieniche.
Comunque la vediate, mentre il personale della mensa aveva correttamente copricapo e guanti sia in cucina sia in mensa, la Chef che doveva rappresentare l’eccellenza della nostra cucina era senza guanti e soprattutto senza copricapo a servire cibo agli studenti, e questo lo ha visto tutt’Italia. La giudico una brutta figura anche per l’Università.
Assodato quello che è un fatto incontrovertibile, possiamo poi discutere sulla scarna presentazione del piatto delle scrippelle ‘mbusse, che non faceva capire né che si mangiano con il cucchiaio, né che vengono farcite e accompagnate con il formaggio.
La giornalista esperta in gastronomia guarda sorridente delle povere studentesse che mangiano le scripelle in brodo con il coltello e forchetta, perché nessuno ha dato loro un cucchiaio. 
Più che la pubblicità della cucina teramana, sembrava la pubblicità di “un gruppo molto social” che ha una partnership con l’università.
La testimonial dell’accademia peraltro dimostra di non essere a proprio agio con gli anglicismi, infatti usa la parola patnership al maschile e invece andrebbe usata al femminile, ma probabilmente la confonde con il termine partner che sembrava più adeguato al senso della frase: “L’università rappresenta il nostro partnership, forse più importante”

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Inoltre, vorrei parlare del clima di “terrore” che il fondatore del blog ha poi sparso su facebook contro chi si permetteva di criticare la trasmissione, anche con commenti irriguardosi che non entrano nel merito della questione, ma che semplicemente sembrano voler ribadire una posizione di potere del gruppo.
Comunque, passi pure che il leader non risponda nel merito alle critiche emerse, forse perché si pensa che i membri del gruppo abbiano ragione a prescindere, ma è sgradevole che si permetta di insultare chi esprime una qualsiasi critica anche semplicemente sul proprio profilo social. Non va bene, così si crea un clima che nulla ha a che vedere con la cultura teramana e soprattutto con quella culinaria.
Lorena Di Michele, chef pasticcere diplomato, che aveva espresso delle critiche puntuali sul suo profilo è stata insultata con la seguente frase:
“A te alla Rai non fanno entrare neppure dalla Porta di Servizio, neppure se ti metti i Guanti e lo Scafandro !!”
Che avrà voluto dire?
Chi insulta una donna in questa maniera è lo stesso che partecipa a mostre e convegni contro la violenza sulle donne?
Io mi sono stufato e non voglio più permettere che i soliti noti continuino impunemente a massacrare la nostra immagine e il nostro tessuto economico senza neppure potere manifestare il mio dissenso.
Io non ci sto.