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bancarellacoverDue pesi. E due misure. Il gioco elastico della legge che, se non è uguale ma proprio uguale - uguale per tutti, allora non è legge. Ma incomprensibile manifestazione di diversità. Questa è la cronaca di una giornata teramana, di un sabato d’inverno, di sole e di mercato. Già, il mercato. Le bancarelle della “piazza”, come si dice. Tante. Sistemate nei loro “stalli”, tutte più o meno ordinate. Quelle regolari. Quelle autorizzate. Quelle che le tasse le pagano. Poi, ci sono gli abusivi. Quelli che uno stallo non ce l’hanno, che ordinati non ci stanno e che la bancarella la fanno con un telo per terra, o magari con un tavolinetto ripiegabile. Quelli che le tasse non le pagano. Quelli che chiamiamo “vù cumprà”. Quelli che, giustamente, vengono poi fatti sgomberare dai vigili urbani, che sequestrano anche la loro merce. Ma se la legge è uguale per tutti, perché al venditore di cover di Corso San Giorgio, che staziona quasi ogni giorno, all’altezza del negozio “SottoSopra” è concesso il diritto di restare. È regolare? È autorizzato? Paga tasse e occupazione di suolo pubblico? Che cosa lo rende diverso dagli altri ambulanti? Cosa ne fa uno “speciale” tra i vù comprà al punto di avere il diritto di fare quello che a nessun altro è concesso? Se la legge è uguale per tutti... tutti significa tutti. Anche a Teramo, di sabato, col sole, durante il mercato.

(foto dal web)