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Non fu colpa dei depuratori. Non furono gli impianti della costa teramana a costringere, nell'estate del 2010, molti turisti e soprattutto molti bambini a ricorrere alle cure per un'epidemia di enteriti e gastroenteriti. E' quello che dice la perizia disposta dal giudice Flavio Conciatori e affidata agli esperti Guida e Fabbricini. Il sospetto era che gli impianti di depurazione di Villa Rosa-Alba Adriatica, Corropoli, Sant’Omero, Nereto e Sant’Egidio alla Vibrata, in quell'estate, non fossero riusciti a gestire in maniera ottimale le acque nere da trattare, sversando in mare sostanze nocive per la salute. Anche se quei depuratori non funzionavano al meglio e i periti hanno riscontrato i segni di una gestione non proprio perfetta, non furono i depuratori la causa di quell'epidemia. Di chi la colpa, allora? Semplice: del Torrente Vibrata. Un fiume inquinatissimo, reso ancora peggiore «dall’apporto di inquinanti derivanti da scarichi abusivi di reflui municipali e di reflui provenienti da attività zootecniche nelle acque superficiali interne e nelle acque marino costiere», che poi  ha «inciso sugli eventi in maniera non trascurabile». Sul banco degli imputati: l'allora presidente della Ruzzo Reti Giacomo Di Pietro, con cinque alti dirigenti della società e della controllata Spt: Gian Mario Fabbi, Domenico Giambuzzi, Enrico Maria Giuseppe Bisanzio,  Alfonso Cuccodrillo e Domenico De Flavis,  con reati che, a seconda dei ruoli e delle posizioni,  vanno dal disastro ambientale all’epidemia colposa,  alle lesioni. La perizia, per loro, segna una svolta fondamentale in quello che è il probabile esito processuale.   la foto è di valvibratalife