L'appello teramano è caduto nel vuoto. La Camera di commercio dell'Aquila non vacilla di fronte alla pressione che arriva dall'altro versante del Gran Sasso. Ieri il consiglio che si è riunito nel capoluogo ha ribadito, all'unanimità, la volontà di portare a compimento il percorso di fusione, ormai arrivato all'ultima curva: il voto per eleggere gli organismi, presidente incluso. Mentre Teramo chiede lo stop, insomma, L'Aquila tira dritto. Il consiglio di ieri, con pochissime defezioni, si è sviluppato in maniera lineare, senza alcuna voce che richiamasse anche lontanamente la necessità di un ripensamento. È probabile che nei prossimi giorni la posizione sarà messa nero su bianco. A questo punto il pallino torna in mano a Teramo, che vede cadere la possibilità di un sostegno all'operazione di retromarcia. Lo scrive Il Messaggero.
Dal consiglio aquilano, però, non sono emersi input di questa natura. A questo punto all'assessore regionale alle Attività produttive e al Turismo, Mauro Febbo, spetta il compito di capire quali sono gli scenari possibili. L'incontro con i vertici della Camera aquilana si è già tenuto, quello con i teramani è prossimo. Anche a livello tecnico la soluzione del rebus appare complessa. Il percorso è ormai consolidato: ci sono le delibere, congiunte, che sanciscono la fusione su base volontaria e non in virtù della contestata riforma Renzi; ci sono i decreti ministeriali che lo certificano, già con la nuova denominazione Camera di commercio Gran Sasso d'Italia.