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 In quest’ultima giornata di festa, ieri 6 gennaio,  ci siamo quindi recati a Rimini, più precisamente a Castel Sismondo, per visitare la mostra progettata da Studio Azzurro di Milano. 
Cura e allestimento, va detto per inciso, pensati come nucleo del futuro museo permanente dedicato a Fellini. 
Arrivati quindi alla sala dedicata ai direttori della fotografia ci aspettiamo di trovare il nostro Gianni Di Venanzo, direttore della fotografia per Fellini in ben tre film, L’Amore in città8 1/2 e Giulietta degli Spiriti. Con nostro grande stupore invece Di Venanzo non viene neanche ricordato nel classico e inesorabile “spiegone” riassuntivo posto all’ingresso di ogni sala. Tre grandi pannelli ricordano invece le collaborazioni con Rotunno, Tonino Delli Colli e Gustavo Adolfo Rol, sensitivo italiano amico del maestro.  Perché Di Venanzo viene completamente ignorato? Come anche si potrebbe dire di Otello Martelli che ha curato la fotografia di ben sette film del maestro riminese? Pressopochismo? Sciatteria? Un gigantesco “buco” lasciato in mezzo ad una esposizione per altri versi attenta e precisa. 
Non stiamo facendo difese campanilistiche del nostro Di Venanzo ma il dovere della memoria ci accompagna sempre e costantemente visto che la nostra associazione porta nel nome (Cineforum Teramo - Lumière -Gianni Di Venanzo 1920-1966) il ricordo del grande direttore della fotografia nato a Teramo. Ci risulta quindi assolutamente incomprensibile aver tralasciato la collaborazione tra Fellini e  Di Venanzo, che vinse due (dei cinque complessivi) nastri d’argento proprio per 8 1/2 e per Giulietta, anche se quest’ultimo consegnato alla memoria. Se L’amore in città è un film collettivo, che permise a Di Venanzo di conoscere i migliori registi italiani in azione all’epoca, tra i quali anche Fellini che diresse l’episodio Agenzia Matrimoniale, il rapporto con il maestro romagnolo ha successivamente prodotto  due dei capolavori più noti ed imitati della storia del cinema mondiale, di cui il primo film a colori per Fellini, Giulietta degli Spiriti e 8 1/2 che vinse un Oscar, il terzo per il maestro. 
Insomma un esempio inesorabile di sciatteria italiota che segna l’avvio dell’anno dedicato a Fellini nel peggiore dei modi.