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vescovo leuzzi 1024x576L’invito a restare a casa e ad uscire solo per reali necessità di servizio rivolto a tutta la comunità italiana per la particolare situazione sanitaria non deve suscitare preoccupazione o senso di solitudine. Impegnarsi nella promozione della salute per- sonale e dei fratelli è una grande forma di carità. Forse non ci avevamo mai pensato, presi come siamo dalle nostre attività quotidiane. La salute è un bene affidato alle nostre responsabilità, anche quando ciò comporta scelte impegnative, come l’impossibilità di vivere con gioia le nostre relazioni ecclesiali e sociali. Lo scrive il Vescovo di Teramo-Atri.

I cristiani, infatti, sanno bene che non solo mai soli. Il dono del Battesimo li ha uniti a Cristo, in quell’organismo storico che è la Chiesa, suo Corpo.

Quando si parla di Chiesa non si intende una realtà spirituale o sociale che è fuori della storia, ma profondamente inserita nella storia. I battezzati non sono semplici aggregati, ma uomini e donne generati per camminare insieme in, con e per Cristo, che è il loro Capo.

Questo Corpo, che è la Chiesa, non è rinchiuso nelle chiese, ma vive nella storia sparso e diffuso nei diversi luoghi geografici e culturali del pianeta. Nelle chiese il Signore dà appuntamento alla sua Chiesa, che siamo noi, per particolari eventi, a cominciare dai sacramenti, nei quali desidera comunicare ai battezzati doni con cui desidera accompagnare e ritmare la sua storia.

I nostri incontri con il Signore non sono mai eventi devozionali, ma sempre manifestazioni storiche della sua presenza nella Chiesa, alla quale rivolge la sua Parola e, con il Padre, invia lo Spirito Santo.

Resto a casa per godere questo ineffabile dono del Risorto: sono con Lui sempre e Lui è con me sempre. Quando lo incontro nelle celebrazioni o nella vita della mia comunità ecclesiale Lui mi ricorda che desidera camminare con me e mi dona il Suo Spirito, affinché io possa crescere nell’oggi della mia esistenza in Lui.

Se ciò non può accadere per particolari situazioni contingenti, come quella che stiamo vivendo, non significa che Lui mi ha lasciato; al contrario, mi invita ad avere

fiducia che, dietro le vicende talvolta incomprensibili della storia, Lui continua a co- struire la sua Chiesa nella quale sono inserito e dalla quale non devo mai distaccarmi.

La sua presenza silenziosa nel tabernacolo delle nostre chiese è il segno reale che Lui accompagna con discrezione e vigore la mia vita personale, quella della mia famiglia e della mia comunità ecclesiale e civile.

Resto a casa! Ma io desidero stare sempre con Lui o lo cerco per mie esigenze, sia pure legittime, utilizzando la sua presenza per finalità che non costruiscono il suo Corpo, che è la Chiesa?

Resto a casa per prepararmi ad essere sempre di più protagonista nella costruzione della Chiesa e della società!, conclude nella lettera il Vescovo.