Tutto il personale della dirigenza medica e sanitaria, gli infermieri, i tecnici radiologi e di laboratorio, gli Oss e gli addetti alle pulizie sono impegnati in una battaglia gravosa, ed esposti a elevato rischio di contagio perché non dotati di un numero sufficiente di dispositivi di protezione individuali (Dpi), e ciò inevitabilmente rischia di trasformarli, da difensori della salute in potenziali diffusori del virus, come già accaduto a medici e infermieri della nostra Azienda sanitaria.
La Asl di Teramo deve al più presto colmare tale grave carenza e, a tale scopo, auspichiamo che la nuova task force lavori insieme ai vertici aziendali nella gestione dell’emergenza e che, insieme, rinforzino le protezioni a beneficio di coloro che, nonostante le numerose difficoltà e la mancanza cronica di DPI, operano come sempre con professionalità e competenza.
Tuttavia gli episodi di contagio, avvenuti all’interno del reparto di Oncologia e in misura minore anche in altri reparti del nosocomio teramano, sono la prova tangibile che qualcosa non ha funzionato nella protezione del personale sanitario, nella definizione dei percorsi e delle procedure e, inoltre, che le segnalazioni e le richieste di aiuto che si sono levate dal personale sanitario sono rimaste inascoltate.
A tale proposito, spiace dover intervenire in merito alle recenti dichiarazioni della direttrice sanitaria della Asl di Teramo, Maria Mattucci, sulla gestione sanitaria dell’emergenza COVID-19, tali dichiarazioni infatti aprono un inevitabile spazio di riflessione cui l’organizzazione sindacale che rappresento non può sottrarsi.
La dottoressa Mattucci, infatti, rispondendo a legittime richieste d’informazione da parte del Sindaco di Teramo e del Sindaco di Giulianova, ha fornito un elenco di iniziative intraprese senza dettagliarne alcuna in maniera esaustiva; ha “scaricato” la responsabilità dei contagi avvenuti nel reparto di Oncologia sul capo dipartimento, Carlo D’Ugo; ha glissato sulla richiesta di aiuto e sostegno da parte del personale sanitario, e cito testuali parole: “Sono nota per rispondere al telefono a tutti. I medici che, mi dite raccontano a voi sindaci, invece che a noi sanitari, le difficoltà, accampando il pretesto di avere paura di me, mi fanno fare finalmente un sorriso”..
Un tale comportamento risulta inaccettabile da parte della nostra organizzazione sindacale che, da sempre, è in prima linea nella tutela del lavoro della dirigenza medica e sanitaria.
Sono giorni in cui il buon senso dovrebbe far mettere da parte le polemiche e invece si assiste a uno “scaricabarile” proprio da parte chi ha la responsabilità massima dell’organizzazione.
Infatti, chi dovrebbe coordinare il personale sanitario e garantire che l’attività sia improntata su criteri di qualità e sicurezza? Chi ha il compito di organizzare e di verificare i percorsi, i protocolli e le procedure? Chi dovrebbe essere, se non il direttore sanitario, il garante ultimo dell’assistenza sanitaria agli utenti?
È questo il momento della responsabilità e delle risposte chiare ed è gravissimo che un direttore sanitario aziendale si sottragga a esse nelle funzioni attribuite alla sua competenza.
Queste considerazioni non hanno lo scopo di alimentare polemiche inutili ma solo quello di ristabilire un corretto punto di vista e di esprimere la nostra vicinanza a tutto il personale coinvolto.