Leggo continuamente articoli di cuochi, analisti, addetti ai lavori che si interrogano quotidianamente su quale sarà il futuro della ristorazione. In ogni dove si parla del nostro futuro, di come dovremmo riprogettare i nostri locali, di come riconvertire i principali servizi. Onestamente credo che sarebbe molto più interessante parlare del nostro presente visto che la crisi non è in arrivo ma siamo già tutti nel bel mezzo del pantano.Stiamo veramente affondando e serve qualcosa per salvare le nostre aziende già oggi e non domani. La sopravvivenza è una questione fatta di ritmo e di tempo.Per quel che mi riguarda, se sopravviveremo come imprese ancora utili a questo sventurato paese, sembrerebbe un tema di comune concordia la riscoperta ed il confronto con lo spirito delle trattorie del dopoguerra, con quella grande scuola che monopolizzava la ricostruzione del settore gastronomico negli anni '50.Dovremmo guardare negli occhi la grande lezione di quella generazione: poca estetica, molta etica, sapori del territorio e incrollabile fiducia nella voglia di essere.La matrice territoriale oggi appare un emblema utile a mitigare l'incubo del distanziamento sociale: il cibo infatti ci identifica come comunità e ci tiene uniti attraverso i suoi riti. Il cibo tornerà ad essere voglia di unione, bisogno di rinascita collettiva. credo che vada messo al centro del discorso il tema “dell’indennizzo delle imprese” purtroppo da subito rimosso dalla narrazione economica di questi giorni.Le imprese hanno subito due danni evidenti che discendono dalle dolorose ma necessarie scelte del governo. La chiusura delle aziende, oltre a presentare probabili caratteri di incostituzionalità essendo in definitiva una negazione del diritto al lavoro, ha causato concretamente un danno quantificabile con la perdita del 25% del fatturato e con un conseguente deprezzamento dei valori aziendali. Questa cifra dovrebbe essere risarcita dallo Stato senza alcun impegno da parte dell’impresa che è parte soccombente per scelte non imputabili alla propria attività gestionale.
Inoltre va ricordato un altro grave problema: ogni impresa regola il proprio rapporto con gli istituti bancari ancorandolo al bilancio che l’ istituto analizza e decide di accettare ponendolo a garanzia del prestito. I decreti del governo hanno fatto saltare i rapporti tra banche e impresa contrattualizzati e garantiti sul bilancio aziendale (dalla capacità del fatturato in definitiva.) L’azienda si trova oggi a ridefinire i mutui sospendendo per breve periodo la quota capitale ma incamerando l’aggravio dei costi continuando questa a pagare interessi ulteriori sul prestito oltre che i costi di gestione delle pratiche . Lo Stato sarebbe tenuto ad agire per risolvere ilproblema che ha causato a detrimento dell’impresa. Quindi sarebbe necessario intimare la sospensione integrale dei mutui e dare seguito ad un piano di rientro condizionato anche e soprattutto ad una nuova valutazione delle condizioni che il mercato porrà nell’immediato. Con la drammatica e prevedibile decrescita del fatturato chi potrà garantire infatti i bilanci messi già a garanzia presso gli istituti?Oggi il Governo come cura allo shock in atto pone l’opportunità di accedere a nuovi crediti quantificabili sul fatturato 2019 (che nessuno oggi pensa di poter riproporre nei prossimi anni). Questa azione di ulteriore indebitamento, sommata alla perdita non indennizzata del fatturato ed all’aggravio dei costi degli interessi sui finanziamenti pregressi, rappresentano per me un fardello molto pesante difficilmente sostenibile. A mio avviso le misure di rilancio che oggi vengono indicate potrebbero innescare un processo di inarrestabile indebitamento a fronte del prevedibile calo del fatturato. Per molte imprese potrebbe avviarsi un percorso più vicino ad una lenta agonia piuttosto che ad una ripresa di mercato. Finanziamenti a fondo perduto... ecco cosa ci vuole. Immissione di denaro nelle casse delle aziende che dovranno/potranno riadeguarsi alle mutate condizioni del mercato. Successivamente una saggia politica economica di sostegno e di sgravi fiscali apparrebbe vincente.
Valerio Di Mattia
Ristorante “Il Palmizio” Alba Adriatica