Imprese e lavoratori insieme per difendere il settore delle costruzioni teramano dall’onda lunga della crisi provocata dalla pandemia.
Il prolungamento del fermo dei cantieri per oltre un mese, in attesa di una possibile ripartenza a maggio, ha causato gravi problemi di sopravvivenza alle imprese del nostro territorio, ma soprattutto ai lavoratori edili; in cassa integrazione da metà marzo, i più fortunati di loro hanno percepito una retribuzione inferiore al 50%, in quanto il 74% delle aziende ha optato per il pagamento diretto della CIGO da parte dell’Inps.
Purtroppo i tempi di liquidazione dell’Inps saranno molto lunghi. Infatti con circa 2000 domande di CIG da lavorare, oltre a tutte le altre disposizioni previste per l’emergenza e alle prestazioni ordinarie, se l’INPS non liquida la CIGO entro fine mese i lavoratori, dopo un mese e mezzo passato con qualche centinaio di €, patiranno la fame.
Parliamo di 4200 lavoratori per 710 imprese edili.
Di queste solo 442 hanno fatto richiesta di cassa integrazione, per la copertura di 3204 lavoratori; mancano all’appello altre 268 aziende per altri 1000 lavoratori.
Di queste 442 aziende, solo 246 hanno risposto alla richiesta di Esame congiunto previsto, per un totale di 1718 lavoratori edili; mancano all’appello 196 aziende per 1486 lavoratori.
Ci preme ricordare che le 268 aziende che non hanno inviato l’informativa alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e le 196 che non hanno risposto alla richiesta di Esame congiunto da parte delle stesse organizzazioni sindacali, hanno violato il comma 2 dell’art. 19 del DL 18/2020 e corrono il rischio di vedersi richiedere indietro dall’INPS l’eventuale CIG concessa.
Di queste 246, solo 63 aziende per 627 dipendenti, hanno accettato di anticipare sulla retribuzione mensile la CIGO. A loro va il nostro personale ringraziamento per la serietà e la fidelizzazione dimostrata nei confronti dei propri lavoratori.
Le altre183 aziende invece, hanno scelto la facile strada del pagamento diretto dell’Inps, pur conoscendo bene i tempi di liquidazione dell’istituto, purtroppo proprio le più grandi e strutturate, con attività continua da anni e fatturati importanti; la maggior parte di queste aziende ha scelto di non anticipare la CIG ai propri lavoratori, mettendo in difficoltà i loro 1091 dipendenti.
Ma dicevamo all’inizio di come imprese serie e corrette e lavoratori stiano lavorando insieme per alleggerire il più possibile l’impatto sociale delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria.
Infatti il primo provvedimento attuato tramite le casse edili è stato di anticipare ai lavoratori il premio Ape (una sorta di tredicesima mensilità) ad aprile anziché a maggio e l’80% della gratifica per ferie da giugno a fine aprile. In tal modo abbiamo creato un po’ di liquidità per i lavoratori al fine di sopperire alla riduzione di retribuzione di marzo ed alla mancanza di retribuzione di aprile.
Altro importantissimo provvedimento realizzato dalle organizzazioni sindacali è stato l’accordo con l’Abi per l’anticipazione della CIG ai lavoratori, che nelle prossime settimane potrà aiutare chi è più in difficoltà ad attendere l’arrivo del pagamento diretto dell’Inps.
Però questi sono strumenti temporanei.
Vi è la necessità di riprendere a lavorare al più presto ed in assoluta e totale sicurezza.
È a tal scopo che come Filca Cisl, insieme a Feneal Uil e Ance Teramo, come parti sociali dell’edilizia della provincia di Teramo, abbiamo sottoscritto un accordo, inviato a S.E. il Prefetto di Teramo.
Con tale documento chiediamo al Prefetto di aiutarci a prevenire i problemi economici/sociali che stanno scaturendo da un fermo lavorativo così prolungato, autorizzando la riapertura di cantieri privati, siti in provincia di Teramo, che occupano meno di 3 unità, nel pieno del rispetto delle norme di sicurezza previste per l’emergenza sanitaria, attraverso l’autocontrollo sociale disposto dai nostri organismi Bilaterali della sicurezza, il CPT Comitato Paritetico Territoriale ed i RLST Rappresentanti Territoriali dei Lavoratori per la Sicurezza.